lunedì 31 ottobre 2011

VIAGGIO NEL TEMPO Vol. III - L'abitato romano di Pauciuri - Una produzione Martus Editore - Condotto a cura di Antonio Cozzitorto

Copertina del DVD
E' in uscita il III volume del video-documentario in dvd "VIAGGIO NEL TEMPO - L'abitato romano di Pauciuri" prodotto dalla casa editrice Martus Editore, condotto a cura di Antonio Cozzitorto.

mercoledì 26 ottobre 2011

MALVITO PRESENTA I SUOI TESORI CULTURALI ALLA XIV BORSA MEDITERRANEA DEL TURISMO ARCHEOLOGICO DI PAESTUM In primo piano il video-documentario "Viaggio nel Tempo - L'abitato romano di Pauciuri"


Malvito presenta i suoi tesori culturali alla XIV Borsa del Turismo Archeologico di Paestum che si terrà, come ogni anno dal 17 al 20 novembre.


È un’occasione impedibile per il Comune della valle dell’Esaro affinché il proprio patrimonio archeologico e storico venga presentato ad un pubblico vastissimo proveniente da ogni parte del Pianeta.
Durante la scorsa edizione, lo stand della Provincia di Cosenza è stato visitato da ben 5000 persone, tra cui tanti studiosi ed esperti del settore, nonché tour operetors nazionali ed internazionali.

Stand della Provincia di Cosenza alla XIII Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico del 2010

Anche quest’anno, la Provincia cosentina ha ritenuto doveroso utilizzare pienamente la “vetrina” di Paestum, per diffondere il patrimonio dei beni culturali del nostro territorio e non perdere un’importante occasione di promozione turistica.
In questo prestigioso contesto, il Comune di Malvito ha pensato di presentare al mondo i suoi straordinari tesori d’arte: il maestoso castello normanno, fondato al tempo di Roberto d’Altavilla, il suggestivo borgo medievale e soprattutto il grande abitato romano scoperto in contrada Pauciuri, ancora in fase di studi, da parte dell’Università della Calabria e della Soprintendenza Archeologica, nonché i reperti più belli e significativi provenienti dagli scavi archeologici.
Sarà proprio l’area archeologica di Pauciuri la protagonista dell’iniziativa: nello stand verrà proiettato il video documentario in dvd prodotto dalla casa editrice Martus Editore, presentato a cura di Antonio Cozzitorto.
Il documentario illustra scientificamente e dettagliatamente tutte le fasi di vita dell’insediamento e la destinazione d’uso degli antichi edifici.
La XIV Borsa del Turismo Archeologico di Paestum è aperta anche agli operatori turistici presenti sul territorio, i quali, sicuramente non perderanno un’occasione unica ed irripetibile  di tale portata.

lunedì 17 ottobre 2011

ROGGIANO GRAVINA_LOC. CASTIGLIONE SETTEVENE


Anello in bronzo, V sec. a.C. (Conservato nel Museo Nazionale della Sibaritide)


Pesi da telaio, V-IV sec. a.C. (Conservati nel Museo Nazionale della Sibaritide)

Piede di kantharos, VI sec. a.C. (Conservato nel Museo Nazionale della Sibaritide)

Piede Kantharos (Sezione e prospetto)

Coppetta, IV sec. a.C. (Conservata nel Museo Nazionale della Sibaritide)

Coppetta (sezione e prospetto)

La località Castiglione Settevene è ubicata a nord del centro abitato di Roggiano G. alla confluenza dell’Esaro-Rosa-Occido su una collina stretta ed allungata ad una quota di 146 m slm.
L’area di interesse archeologico si estende per oltre 40 ettari.
In base ai dati forniti dalla grande quantità di materiali archeologici sparsi su tutta la superficie si può datare il contesto alla media età del Bronzo con una continuità di vita fino al IV-III secolo a.C.
La ceramica più antica è quella  ad impasto  grezzo, modellata a mano, con grossi inclusi di quarzo e piccole pietruzze, impastata con modeste quantità di paglia sminuzzata individuabile in sezione.
L’argilla è di colore rossastro o brunastro, due frammenti raccolti hanno un rivestimento ferroso di colore rossastro, uno dei due frammenti presenta una decorazione applicata  con la semplice pressione delle dita, gli altri due frammenti presentano una superficie steccata di colore di colore nerastro.
Questa tipologia di ceramica si rinviene soprattutto in prossimità dello strapiombo occidentale in associazione ad alcuni contesti abitativi del Bronzo medio,  distrutti nel corso dei lavori per la realizzazione di un uliveto.
Al centro della pianura, sul punto più alto, è visibile un edificio rettangolare orientato OE, con un notevole accumulo di materiali; nelle immediate vicinanze della struttura sono stati raccolti numerosi frammenti di ceramica, tra i quali quelli più antichi sono: un orlo/porzione di parete di una situla ad impasto di colore rossastro, con decorazioni applicate in rilievo; porzione di parete/orlo di una tazza con orlo a listello decorata a puntinature, l’oggetto è definito della tipologia “appenninica”, datato al X-IX secolo a.C.; è realizzato con un impasto di colore nerastro e grossi inclusi  di quarzo  visibili in sezione; frammenti  di pareti  con tracce di dipinture geometriche di colore rosso o bruno; diversi frammenti di ceramica a figure nere, a figure rosse, a vernice nera; 42 pesi da telaio di uso rituale, di varie dimensioni, quattro di essi recano il bollo, una stadera di argilla e alcuni utensili per la tessitura e la filatura,  che trovano confronto con gli utensili rinvenuti nella capanna delle tessitrici a Francavilla Marittima ; frammenti di capitello e frammenti di colonne di 2 m di circonferenza.
In base ai materiali rivenuti si può ipotizzare che forse si tratta  di un edificio di culto di un grande agglomerato urbano.
Non è  inoltre da escludere che  probabilmente si tratta di un centro enotrio divenuto, poi, una delle  25 città soggette a Sibari di cui Parla Ecateo di Mileto.
Le abitudini di vita quotidiana degli antichi abitanti di Castiglione sono testimoniate dagli utensili di uso giornaliero: è attestato il simposion che rappresentava un momento importante nella società greca: era essenzialmente un banchetto, ma era anche momento di incontro dove si ragionava su ogni argomento di ordine sociale.
Le forme tipiche sono gli skyphoi, presenti in numerosi esemplari, i kantharoy, i crateri, gli oinochoai, le anforette. Mentre il simposion rappresentava un aspetto sociale maschile, la cosmesi rappresentava un aspetto di vita quotidiano femminile, gli oggetti per  la cosmesi femminile rinvenuti a Castiglione sono: le pissidi, le piccole coppette, le lekane.
E’ attestata la cura del corpo maschile con i piccoli unguentari, le bottigliette ed altri oggetti per la palestra. Particolarmente abbondante è la ceramica di uso comune: da cucina, da dispensa e da trasporto.
Sono presenti le olle in tutte le varianti morfologiche e le anfore, sono stati rinvenuti due esempi diversi di bacino: uno con orlo a tesa e bordo lievemente arrotondato con decorazioni a linee verticali incise di forma regolare; l’argilla è di colore brunastro con  inclusi di colore bianco; l’altro con orlo a tesa difettato durante la lavorazione, l’argilla è di colore arancio-rosato con inclusi micacei in superficie.
Frammenti di dolia sparsi in prossimità di alcuni edifici affioranti dal terreno testimoniano la produzione e le conservazione di derrate alimentari.
Esisteva certamente  un centro per la  produzione della ceramica, attestato dai bolli su alcuni frammenti rinvenuti in superficie,  dalla tipologia dell’argilla usata nella realizzazione dei manufatti che in base ad una prima analisi macroscopica di alcuni manufatti, sembrerebbe quella del luogo. Si rinvengono numerosi scarti di vasellame difettato durante la cottura o durante la lavorazione e numerose scorie metalliche.

Angelo Martucci - Giovanni Martucci
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E' una collina a quota 146 m s.l.m. ubicata alla confluenza dell’Esaro e dell’Occido, sulla sinistra della strada provinciale  Roggiano-San Sosti.   
L’area è estesa oltre 40 ettari e domina  entrambe le vallate dei due fiumi, in una posizione geografica cruciale  per il controllo dell’immenso territorio, delimitato a nord-ovest dalla catena appenninica del Pollino e della via istmica Sybaris-Laos.
 Dal punto di vista morfologico la collina di Castiglione è costituita da tre vette, stretta ed allungata in direzione ovest-est, la sua sommità è pianeggiante; il lato est termina con uno strapiombo sull’Esaro di circa 50 m; il lato sud digrada in direzione della pianura sottostante senza interruzioni.
Le prime tracce di insediamento risalgono al Bronzo medio: in prossimità dello strapiombo occidentale sono stati danneggiati alcuni focolari di capanne, in questo punto sono state rinvenute brevi porzioni di battuto argilla concotta, ceramica ad impasto con rivestimento rossastro o/e nerastro e decorazioni plastiche applicate . È stato rinvenuto un cospicuo fr. di tazza del tipo “Appenninico” realizzata con un impasto bruno e decorazioni a punzonature impostate sotto l’orlo.

Stefano Carbone
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martedì 4 ottobre 2011

IL MONASTERO BIZANTINO DEL PANTANO A S. DONATO DI NINEA (CS)

sansosti-fenice.blogspot.com

Il primo video documentario sul patrimonio artistico di San donato di Ninea, prodotto dalla Martus Editore, condotto a cura di Antonio Cozzitorto
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Il monastero del Pantano fu costruito tra il X e il X sec. sui resti di strutture più antiche, sorge lungo la via che anticamente proveniva da kstron di Ag. Sostis in direzione del santuario rupestre di Sant'Angelo e proseguiva verso l'antico abitato di San Donato.
Dell'antico monastero bizantino si conserva la chiesa e porzioni di strutture murarie.
Fino a poco tempo fa, la chiesetta del Pantano era considerata una semplice cappella di fabbrica recente, senza alcun pregio artistico.
Nel corso dei lavori di restauro iniziati nel 2003 è avvenuta una scoperta sensazionale che ne anticipa la data di costruzione di almeno otto secoli.
E' stato riportato alla luce un bellissimo tempietto bizantino nascosta da diversi strati di intonaco e rifacimenti strutturali apportati nel tempo.
Da un'attenta analisi del contesto si possono individuare i diversi interventi edilizi che ne hanno radicalmente mutato l'aspetto.
La facciata esposta a Sud-Est si presenta a doppio spiovente, si accede alla navata mediante una breve scalinata a pianta circolare. L'analisi della stratigrafia muraria indica che sul lato sinistro dell'edificio è stato aggiunto, nel XVIII secolo, un secondo corpo di fabbrica più arretato rispetto a quello centrale. Da una prima valutazione del contesto si comprende che anticamente la chiesa era una mono-navata molto più piccola come la vediamo noi oggi e subbì diversi rimaneggiamenti strutturali.
le modifiche più evidenti si notano soprattutto nell'orientamento della pianta: oggi l'altare è rivolto a Nord-Est, mentre la pianta antica esponeva l'abside ad Est secondo i canoni della liturgia bizantina. Infatti sul muro destro si nota il catino absidale, sormonatto da una doppia fila di monofore a tutto sesto, murato verso la tarda età normanna. Lingresso era posto sul lato lungo dove attualmente sorge l'altare.
Nel corso dei lavori per la sistemazione del piazzale antistante è stato scoperto un edificio rettangolare diviso in due ambienti, databile, tra il VI e l'VIII sec. d.C.

Scavo archeologico Luglio-Agosto 2007, diretto dal Dott. Angelo Martucci.
Edificio del VI-VIII sec. d.C.
Scavo archeologico Luglio-Agosto 2007, diretto dal dott. Angelo Martucci.
Edificio del VI-VIII sec. d.C.
 Da un'attenta analisi del contesto si può concludere che la chiesetta intitolata a San Donato Vescovo e Martire, fu costruita tra il X e l'XI secolo sui resti di strutture preesistenti e subì numerosi rifacimenti strutturali che ne mutarono la pianta e l'orientamento.
Comprendere meglio la storia dell'edificio analizzeremo le splendide pitture ad affresco che un tempo ornavano le pareti interne dell'antico tempietto bizantino.
Dalla rimozione degli intonaci è stato riportato alla luce un palinsesto di pitture figurate, cioè due diversi strati di intonaco dipinti ad affresco realizzati in due momenti diversi: lo strato più antico è databile al X-XI secolo; quello più recente al XII-XIII.
Il primo registro di pitture, campito sulla parete destra, in prossimità dell'entrata, è quello che raffigura i due santi, Leonardo e Antonio Abate, risalenti al XIII secolo.
Palinsesto di affreschi sulla parete destra. Visione d'insieme
Leonardo era un santo eremita vissuto nel V secolo al tempo di re Clodoveo. E' il protettore degli infelici, dei carcerati e dei viandanti.
Regge nella mano sinistra il pastorale a forma di serpente attorcigliato, simbolo della Trinità del Cristo e la catena, simbolo dei patimenti.
Antonio abate era un altro santo eremita nato nel 251 ad Eracleopoli in Egitto. E' uno dei fondatori del monachesimo orientale, molto celebrato soprattutto in Calabria.
E' raffigurato in posizione rigidamente frontale, indosa i paramenti dell'ordine cappuccino, poichè in età medievale si usava attribbuire ai padri del monachesimo un ordine di appartenenza.
Sulla parete in basso a destra si imposta un altro registro più piccolo dove sono ritratti due santi monaci in atto orante, databile presumibilmente agli inizi del XIV secolo.

Santi monaci, XIV sec.

Sulla tamponature del catino absidale è raffigurata la scena principale del secondo ciclo di pitture: la Koimesis, cioè, l'assunzione di Maria. La scena è raffigurata dalla Koimesis della Vergine e il risveglio da Bambina nella mani del Cristo.
Assistono all'evento una teoria di Angeliinizi del XIV secolo.
Koimesis, XII-XIII secolo
Al secondo livello di intonaco appartiene una pittura campita all'interno di un ragistro rettangolare raffigurante il Cristo Pantokrator, in pisizione frontale e stante con epigrafe in  greco: Gesù Cristo Alfa e Omega.
Pantokrator
Sul lato destro si conserva una porzione di un altro registro con epigrafe e soggetto nimbato.

Figura nimbata
Sul lato sinistro del Pantokrator si nota parte di una testa coronata, forse identificabile con Santa Caterina di Alessandria.

Testa femminile coronata

All'interno del registro successivo sono state campite le figure della Theotokos, la Madre di Dio e del Pantokrator, il Cristo in trono in atto benedicente.

Theotokos
Sulla parete esposta a Sud-Ovest si conserva una cospicua porzione della pittura più significatiba del II strato: la Passione del Cristo.
L'affresco è stato danneggiato, forse in età post-normanna quando fu modificata la pianta e l'orientamento della struttura antica. fu murata la porta sul lato Nord che dava l'accesso alla navata della chiesetta bizantina e fu aperta una nuova porta sul lato meridionale dove era raffigurata la Cricifissione.
La scena è dominata dal Cristo Patiens, sormontato dagli Angeli, con le mura turrite di Gerusalemme che costituiscono lo sfondo. Sula lato sinistro della Croce, una folla di sacerdoti e soldati che assistono al dramma. Dalla folla si distinguono due figure di santi con nimbo perlinato, identificabili con Giovanni Battista, il Precursore dei Cristo, che indica il Crocifisso. Come per la Stauroteca di Cosenza, la presenza del battista sul Calvario è un monito ai fedeli sulla responsabilità della crocifissione del Figlio di Dio. L'altra figura forse ritrae Giuseppe di Arimatea, il sacerdote del Sinedrio che aveva compreso la vera natura del Cristo.
Sula lato destro della croce partecipano alla passione deolorosa Maria e altri due soggetti femminili.

La Cricifissione, visione d'insieme
Particolare della Crocifissione. lato destro della croce
Particolare della Crocifissione. lato sinistro della croce

Sul lato sinistro della porta d'ingresso si conservano altri due registri, unio è stato quasi completamente distrutto, l'altro si conserva solo in parte. Al suo interno è campita Maria, madre di Gesù con epigrafe in greco.

Myriam Theotokos
Il secondo ciclo di affreschi risalente al XII-XIII secolo copre un livello di pitture più antiche risalenti al X-XI secolo,
Sulla parete destra ai piedi della Koimesis, è stato rappresentao un registro con epigrafe in greco datebile, in base alla tipologia dei caratteri, tra la fine del X e gli inizi dell'XI secolo.
L'epigrafe recita: IESùS CRISTòS NIKè, Gesù Cristo vittorioso.
Sula lato destro l'iscrizione recita: IESùS GALKè BASILEUS XRISTE, Gesù Cristo Signore dell'Universo.

Epigrafe
La pittura meglio conservata del I strato, risalente al X secolo, è quella che raffigura San Nicola.

Alle mie spalle la pittura ad affresco meglio conservata del I strato di intonaco. Raffigura San Nicola e risale al X secolo.
Il santo appare frontale, stante, bidimensionale, in atto benedicente. Regge il Vengelo nella mano sinistra. La simbologia raffigurata in questa pittura è quella in uso tra il IX e il X secolo con marcati particolarismi artistici di carattere locale, riscontrabili anche negli affreschi del I strato della chiesa dello Spedale presso Scalea, risalenti allo stesso periodo.
Sulla destra di San Nicola sono stati Riportati alla luce altre due figure di santi appartenenti al I strato di affreschi. Sono i Santi Apostoli Pietro e Paolo; Pietro indossa la clamide di tipo romano, tiene la chiave nella mano sinistra mentre con la destra mostra ai fedeli la chiesa istituita dal Cristo.
San Paolo indossa i paramenti della liturgia bizantina. La figura ci appare stante, ieratica e molto stilizzata, nella mano sinistra esibisce un pane e la spada, simboli dell'Eucarestia e difensore della Cristianità.
Sulla parete sinistra, in prossimità dell'altare, si conservano altri affreschi appartenenti al I strato: di una delle pitture si conserva solo parte dell'aureola dorata; quellla meglio conservata raffigura la Odigitria Theotokos in trono nell'atto di indicare il Bambino. Il volto della Vergine appare molto stilizzato con grandi occhi e arcate sopraciliari pronunciate, contornate con una pennellata di colore bruno. Le dita sono affusolate, tipiche delle icone bizantine.

Odigitria, X sec.
La chiesa del Pantano è uno dei monumenti più importanti di questa parte di territorio calabrese poichè è l'unico esempio di chiesa bizantina di X-XI secolo ancora in piedi che conserva al suo interno ben due cicli di pitture ad affresco realizzati in due diversi momenti storici.