sabato 28 settembre 2013

L'ANGELO E IL DEMONE - IL culto micaelico a Malvito (CS) - Fasi di frequentazione






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Intorno all’anno Mille, schiere di barbari provenienti dal nord Europa sbarcarono sulle coste dell’Italia meridionale e incominciarono ad impossessarsi dei territori bizantini dell’Italia meridionale.
Nel 1054 il papa Niccolò II riunì il Sinodo di Melfi dove incontrò Roberto, figlio di Tancredi d’Altavilla.
In quell’incontro si stabilì che i normanni dovevano conquistare i territori  nelle mani dei Bizantini, in particolar modo la Calabria e dare inizio alla latinizzazione di quei territori, mentre il papa doveva legittimare le loro conquiste.
Schiere di normanni, guidati da Roberto d’Altavilla intorno al 1047 avevano già assalito il thema Britannico, antico nome della Calabria, roccaforte bizantina in Occidente, tappa strategica per il passaggio a nord ovest. Giunto nella valle del Crati Roberto si impossessò dei territori della bizantina San Marco, sul punto più alto e meglio difendibile costruì una fortificazione destinata a divenire la sede del suo regno calabrese. Ebbe così inizio  una fase nuova della storia della valle dell’Esaro: a nord-ovest di San Marco, le principali roccaforti bizantine contro i Normanni erano Malvitum e Agios Sostis.
Malvitum fu presa intorno al 1070; poco dopo cadde anche Agios Sostis, sede del monastero di Agios Sozon, il più importante della Calabria superiore.
Sull’antico castrum longobardo-bizantino, Roberto fece costruire la grande torre che domina ancora oggi tutta la vallata sottostante.
Con molta probabilità il primo impianto difensivo fu edificato in età longobarda; inizialmente doveva trattarsi di un castellion, cioè un impianto militare molto semplice a protezione della popolazione sparsa sul territorio circostante. La sua ottima posizione di vedetta, favorì un notevole sviluppo urbanistico militare, tanto che il primitivo castellion si trasformò in castrum; nel Chronicon Salernitanum del 950, Malvito è menzionato come sede del gastaldato longobardo in mano bizantina.
Un altro documento in cui è menzionato il castrum di Malvito risale al 1197 e riguarda le vicende belliche tra  gli Svevi ed i normanni della casa degli Altavilla. Comunque, già in età post-agioina il castrum aveva ormai perduto la sua importanza politica e militare e si avvia ad un inesorabile declino.
L’ultima nobile casata fu quella dei baroni la Costa, che nel 1983 donarono l’antico maniero normanno al Comune, finchè provvedesse al restauro ed al necessario consolidamento strutturale.
I lavori di restauro ebbero inizio nel 1987 e furono condotti secondo criteri non del tutto esatti nel rispetto delle antiche strutture, che  comunque erano già rimaneggiate e stravolte nel corso dei secoli.

Malvito (CS): La torre normanna


Malvito (CS): La torre normanna

Dal punto di vista archeologico conosciamo veramente poco circa le fasi di vita del castello normanno di Malvito.
Le fonti letterarie e le caratteristiche architettoniche ci dicono che fu costruito all’età di Roberto d’Altavilla, detto il Guiscardo (fine dell’XI/inizi XII sec.).
Ma, da un’attenta analisi del contesto e da un’approfondita lettura della stratigrafia muraria si può spostare la datazione alla fine del IX e gli inizi del X sec. d.C.
È sicuramente un castrum bizantino provvisto di due cortine murarie, quella a protezione dell’acropoli, di cui si conserva un breve tratto occultato dalla fitta vegetazione, a pochi metri di distanza della maestosa la torre normanna e quella più esterna che doveva proteggere l’abitato. L’ingresso all’acropoli era posto a Sud-Ovest, dove si conservano i resti della porta fortificata e un tratto di muro di cinta che raggiunge uno spessore di 120 cm; a breve distanza della porta si conserva una torre quadrata databile al IX-X sec. Nel cortile del castello affiorano appena dal terreno le creste dei muri di in edificio rettangolare orientato Ovest-Est che, vista posizione e l’orientamento, potrebbe essere identificato con una torre bizantina, forse il mastio centrale.  
    Malvito (CS): Strutture del castello normanno

    Malvito (CS): edificio bizantino

     Malvito (CS): torretta bizantina

    Malvito (CS): tratto di muro di cinta di età bizantina

    
     Malvito (CS): tratto di muro di cinta di età bizantina

     Malvito (CS): resti di edificio bizantino
Della seconda fortificazione bizantina (denominata Torre di Paraporto) si conserva un lungo tratto di muro che raggiunge una spessore di circa m 1,40 cm per un’altezza che supera i tre metri ed una torre quadrangolare molto simile a quella occidentale dei Casalini di San Sosti databile al X sec. d.C. La struttura sorge su un edificio molto più antico legato al culto dell'acqua, potrebbe trattarsi della primitiva chiesa di Sant'Angelo risalente alla fase longobarda di Malvito. 

  Malvito (CS): torre di Paraporto

Il secondo muro di difesa proteggeva la città bassa e cingeva tutta la collina dove attualmente sorge l’abitato di Malvito. L’ingresso alla città bassa doveva essere posto sul lato Sud-Ovest, dove attualmente si trova la piazza, ciò spiegherebbe la presenza della grande torre, detta di Paraporto e della chiesetta della “Schiavonea”. La chiesa della Schiavonea è situata sul lato occidentale della fortificazione a breve distanza di quella che doveva essere la porta, è da notare che la chiesa dedicata alla Theotokos (la Madre di Dio) era posta nei pressi delle porte poiché doveva proteggere la città e coloro che la difendevano. 

   Malvito (CS): chiesa della Schiavonea

La fase longobarda è attesta, oltre dai documenti citati, dalla chiesa intitolata all’Arcangelo Michele, situata ai piedi dell’acropoli. È da sottolineare che l’impianto antico è sto inspiegabilmente abbattuto per far posto ad una struttura in stile “New Age” di pessimo gusto artistico.
Il culto dell’Arcangelo Michele si diffonde con l’espansione del dominio longobardo.
Malvito è particolarmente legato al culto dell’Arcangelo Michele, che ha origini antichissime: nella religione ebraica è l’Angelo guerriero di Javhè.
In età cristiana la sua devozione è molto radicata soprattutto in ambito guerresco perché è l’Angelo combattente, comandante delle milizie celesti, è colui che vinse di Lucifero, l’Angelo che si era ribellato a Dio.

                 Malvito (CS): chiesa della Schiavonea, dipinto de XIX secolo

In età altomedievale il culto micaelico si diffonde in occidente, soprattutto in Puglia e Calabria.
Una tradizione narra che l’Arcangelo intervenne nella guerra tra i Longobardi, guidati dal duca di Benevento Grimoaldo ed i Bizantini, guidati dall’imperatore Costante II in persona nell’anno 663. Lo scontro finale si ebbe nei pressi del Gargano dove l’esercito imperiale fu sconfitto il 29 settembre, proprio il giorno della festa in onore dell’Arcangelo Michele. I longobardi interpretarono questa vittoria come un segnale divino e assunsero l’Arcangelo come loro santo protettore. Originariamente, questo antico popolo di stirpe celtica, era politeista, particolarmente legato al culto delle divinità naturali; il loro dio più venerato era Thor, figlio di Odino, signore di tutti gli dei. La figura di Thor, il dio guerriero, si avvicina moltissimo a quella di Michele, comandante degli milizie celesti. Dopo la conversione dei Longobardi al Cristianesimo, l’antico culto bizantino dell’Arcangelo guerriero diviene il simbolo della loro espansione
    Malvito (CS): chiesa di San Michele Arcangelo

A partire dal VII sec. d.C. nelle città e nelle fortificazioni longobarde non poteva mancare la chiesa intitolata all’Arcangelo; era posizionata solitamente fuori dalle mura di cinta, nei pressi della porta d’ingresso o sull’acropoli, vicino al palatium. La sua presenza dava sicurezza, coraggio e forza ai soldati, che erano motivati a proteggere la città fino all’ultimo respiro.