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Intorno all’anno Mille, schiere
di barbari provenienti dal nord Europa sbarcarono sulle coste dell’Italia
meridionale e incominciarono ad impossessarsi dei territori bizantini
dell’Italia meridionale.
Nel 1054 il papa Niccolò II riunì
il Sinodo di Melfi dove incontrò Roberto, figlio di Tancredi d’Altavilla.
In quell’incontro si stabilì che
i normanni dovevano conquistare i territori nelle mani dei Bizantini, in particolar modo
la Calabria e dare inizio alla latinizzazione di quei territori, mentre il papa
doveva legittimare le loro conquiste.
Schiere di normanni, guidati da
Roberto d’Altavilla intorno al 1047 avevano già assalito il thema Britannico,
antico nome della Calabria, roccaforte bizantina in Occidente, tappa strategica
per il passaggio a nord ovest. Giunto nella valle del Crati Roberto si
impossessò dei territori della bizantina San Marco, sul punto più alto e meglio
difendibile costruì una fortificazione destinata a divenire la sede del suo
regno calabrese. Ebbe così inizio una
fase nuova della storia della valle dell’Esaro: a nord-ovest di San Marco, le
principali roccaforti bizantine contro i Normanni erano Malvitum e Agios
Sostis.
Malvitum fu presa intorno al
1070; poco dopo cadde anche Agios Sostis, sede del monastero di Agios Sozon, il
più importante della Calabria superiore.
Sull’antico castrum
longobardo-bizantino, Roberto fece costruire la grande torre che domina ancora
oggi tutta la vallata sottostante.
Con molta probabilità il primo
impianto difensivo fu edificato in età longobarda; inizialmente doveva
trattarsi di un castellion, cioè un impianto militare molto semplice a
protezione della popolazione sparsa sul territorio circostante. La sua ottima
posizione di vedetta, favorì un notevole sviluppo urbanistico militare, tanto
che il primitivo castellion si trasformò in castrum; nel Chronicon Salernitanum
del 950, Malvito è menzionato come sede del gastaldato longobardo in mano
bizantina.
Un altro documento in cui è
menzionato il castrum di Malvito risale al 1197 e riguarda le vicende belliche
tra gli Svevi ed i normanni della casa
degli Altavilla. Comunque, già in età post-agioina il castrum aveva ormai
perduto la sua importanza politica e militare e si avvia ad un inesorabile
declino.
L’ultima nobile casata fu quella
dei baroni la Costa, che nel 1983 donarono l’antico maniero normanno al Comune,
finchè provvedesse al restauro ed al necessario consolidamento strutturale.
I lavori di restauro ebbero
inizio nel 1987 e furono condotti secondo criteri non del tutto esatti nel
rispetto delle antiche strutture, che
comunque erano già rimaneggiate e stravolte nel corso dei secoli.
Malvito (CS): La torre normanna
Malvito (CS): La torre normanna
Dal punto di vista archeologico
conosciamo veramente poco circa le fasi di vita del castello normanno di
Malvito.
Le fonti letterarie e le caratteristiche
architettoniche ci dicono che fu costruito all’età di Roberto d’Altavilla,
detto il Guiscardo (fine dell’XI/inizi XII sec.).
Ma, da un’attenta analisi del
contesto e da un’approfondita lettura della stratigrafia muraria si può
spostare la datazione alla fine del IX e gli inizi del X sec. d.C.
È sicuramente un castrum bizantino provvisto di due cortine murarie,
quella a protezione dell’acropoli, di cui si conserva un breve tratto occultato
dalla fitta vegetazione, a pochi metri di distanza della maestosa la torre
normanna e quella più esterna che doveva proteggere l’abitato. L’ingresso all’acropoli era posto
a Sud-Ovest, dove si conservano i resti della porta fortificata e un tratto di
muro di cinta che raggiunge uno spessore di 120 cm; a breve distanza della
porta si conserva una torre quadrata databile al IX-X sec. Nel cortile del
castello affiorano appena dal terreno le creste dei muri di in edificio
rettangolare orientato Ovest-Est che, vista posizione e l’orientamento,
potrebbe essere identificato con una torre bizantina, forse il mastio centrale.
Malvito (CS): Strutture del castello normanno
Malvito (CS): edificio bizantino
Malvito (CS): torretta bizantina
Malvito (CS): tratto di muro di cinta di età bizantina
Malvito (CS): tratto di muro di cinta di età bizantina
Malvito (CS): resti di edificio bizantino
Della seconda fortificazione
bizantina (denominata Torre di Paraporto) si conserva un lungo tratto di muro
che raggiunge una spessore di circa m 1,40 cm per un’altezza che supera i tre
metri ed una torre quadrangolare molto simile a quella occidentale dei Casalini
di San Sosti databile al X sec. d.C. La struttura sorge su un edificio molto più antico legato al culto dell'acqua, potrebbe trattarsi della primitiva chiesa di Sant'Angelo risalente alla fase longobarda di Malvito.
Malvito (CS): torre di Paraporto
Il secondo muro di difesa
proteggeva la città bassa e cingeva tutta la collina dove attualmente sorge
l’abitato di Malvito. L’ingresso alla città bassa doveva essere posto sul lato
Sud-Ovest, dove attualmente si trova la piazza, ciò spiegherebbe la presenza
della grande torre, detta di Paraporto e della chiesetta della “Schiavonea”. La
chiesa della Schiavonea è situata sul lato occidentale della fortificazione a
breve distanza di quella che doveva essere la porta, è da notare che la chiesa
dedicata alla Theotokos (la Madre di Dio) era posta nei pressi delle porte
poiché doveva proteggere la città e coloro che la difendevano.
Malvito (CS): chiesa della Schiavonea
La fase longobarda è attesta,
oltre dai documenti citati, dalla chiesa intitolata all’Arcangelo Michele,
situata ai piedi dell’acropoli. È da sottolineare che l’impianto antico è sto
inspiegabilmente abbattuto per far posto ad una struttura in stile “New Age” di
pessimo gusto artistico.
Il culto dell’Arcangelo Michele
si diffonde con l’espansione del dominio longobardo.
Malvito è particolarmente legato
al culto dell’Arcangelo Michele, che ha origini
antichissime: nella religione ebraica è l’Angelo guerriero di Javhè.
In età cristiana la sua devozione
è molto radicata soprattutto in ambito guerresco perché è l’Angelo combattente,
comandante delle milizie celesti, è colui che vinse di Lucifero, l’Angelo che
si era ribellato a Dio.
Malvito (CS): chiesa della Schiavonea, dipinto de XIX secolo
In età altomedievale il culto
micaelico si diffonde in occidente, soprattutto in Puglia e Calabria.
Una tradizione narra che l’Arcangelo intervenne nella guerra tra i
Longobardi, guidati dal duca di Benevento Grimoaldo ed i Bizantini, guidati
dall’imperatore Costante II in persona nell’anno 663. Lo scontro finale si ebbe
nei pressi del Gargano dove l’esercito imperiale fu sconfitto il 29 settembre,
proprio il giorno della festa in onore dell’Arcangelo Michele. I longobardi
interpretarono questa vittoria come un segnale divino e assunsero l’Arcangelo
come loro santo protettore. Originariamente, questo antico popolo di stirpe
celtica, era politeista, particolarmente legato al culto delle divinità
naturali; il loro dio più venerato era Thor, figlio di Odino, signore di tutti
gli dei. La figura di Thor, il dio guerriero, si avvicina moltissimo a quella
di Michele, comandante degli milizie celesti. Dopo la conversione dei
Longobardi al Cristianesimo, l’antico culto bizantino dell’Arcangelo guerriero
diviene il simbolo della loro espansione
Malvito (CS): chiesa di San Michele Arcangelo
A partire dal VII sec. d.C. nelle città e nelle fortificazioni
longobarde non poteva mancare la chiesa intitolata all’Arcangelo; era
posizionata solitamente fuori dalle mura di cinta, nei pressi della porta
d’ingresso o sull’acropoli, vicino al palatium. La sua presenza dava sicurezza,
coraggio e forza ai soldati, che erano motivati a proteggere la città fino
all’ultimo respiro.
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