Un monumento particolarmente significativo è la chiesetta di Santa Domenica
che sorge appena fuori del borgo medievale di Policastrello, nel comune di San
Donato di Ninea.
Policastrello
è una cittadina fortificata bizantina, sorge sulla via che un tempo conduceva
alle cave di Lungro e proseguiva verso nord-est fino a congiungersi all’antico
asse viario rappresentato dalla Annia/Popilia, in direzione di Interamnia.
Doveva
avere un importante ruolo di difesa, come suggerisce il nome stesso della
cittadina: Policastrello deriva dal greco “Polis
Castron” che significa Città-Fortezza.
E'
uno dei centri storici meglio conservati del circondario dove si conservano
monumenti pubblici di straordinaria importanza artistica e archeologica, tra
questi la chiesetta di Santa Domenica.
L'edificio
sorge immediatamente fuori dalle mura di cinta, molto probabilmente nelle
vicinanze di una delle porte d’ingresso alla cittadella.
E'
molto probabile che originariamente la chiesetta fosse intitolata alla Vergine,
infatti, secondo l’usanza bizantina la chiesa intitolata alla Madonna veniva
costruita in prossimità delle porte di accesso, poichè doveva benedire e
proteggere la città.
Anche nelle abitazioni era usanza esporre
l’Icona della Theotokos sulla porta poiché esercitava il suo influsso benevolo
sulla famiglia e sulla casa.
È
una cappella a navata unica che presenta numerosi rifacimenti strutturali.
Sulla parete della facciata si conserva una porzione di muro di un edificio più
antico; potrebbe trattarsi di una porzione del catino absidale sopravvissuto all'ultimo
restauro avvenuto nel XVI secolo.
Da
un'attenta analisi del contesto si evince che originariamente la struttura
doveva avere una pianta e un orientamento diverso da quelli attuali: doveva
trattarsi di un edificio di modeste dimensioni orientato Ovest-Est con abside
rivolto ad est, secondo i canoni della liturgia bizantina e ingresso posto sul
lato sinistro.
Solo
un saggio di verifica potrà confermare o smentire tale ipotesi.
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Al
suo interno si conservano sette pitture ad affresco, la prima campita sulla
parete sinistra raffigura Antonio Abate che indossa i paramenti dell’ordine
domenicano.
Il
Santo viene raffigurato con i simboli che lo contraddistinguono: nella mano
destra tiene un bastone con campanellino e fiammella ed il maialino in
prossimità dei piedi.
Proseguendo in direzione dell’altare si incontrano due
registri rettangolari: la prima figura campita nel primo registro è quella che
si distingue dalle altre per la bellezza delle linee del volto, la grazia negli
atteggiamenti e l’eleganza nei panneggi. Reca la firma dell’artista, “Michele
Cozzitorto, anno 1565”
che in base alle caratteristiche stilistiche potrebbe identificarsi con il
maestro del ciclo pittorico.
Raffigura
la Theotokos Litta, cioè la madre di Dio in Trono con il Bambino, nell’atto
benedice la terra ed i fedeli con il latte che sgorga dal suo seno.
Il
secondo affresco raffigura La Theotokos Eleusa: tiene nella mano destra un
ramoscello di melograno, con la sinistra regge il Bambino il quale compie il
gesto benedicente nel segno della doppia Natura del Cristo, mentre con la mano
destra regge il Globo terrestre sormontato dalla Croce. L’affresco presenta
particolarità stilistiche proprie dell’oriente bizantino.
Sulla
parete occidentale dell’edificio, dove è appoggiato l’altare, si conservano tre
affreschi, il primo raffigura Santa Domenica, cui è intitolata la chiesetta.
Nacque
a Tropea nel 287 e fu martirizzata sotto l’impero di Diocleziano nel 303. Regge nella mano destra la palma, simbolo
del martirio e nella mano sinistra il Vangelo.
Il
centro della composizione pittorica è dominato dalla Theotokos Galaktrofousa,
cioè, Maria in trono che allatta il Bambino.
Questa
è la pittura più interessante del ciclo: la Madonna è raffigurata in posizione frontale, con
un leggero avvitamento della testa verso destra; la ieraticità espressiva
conferisce alla figura una sovrumana maestà. Questo tipo di raffigurazione
richiama il tema della Maestà di Maria diffuso nell’Italia meridionale tra il
XIV ed il XV secolo.
Sul
lato destro è raffigurata la
Trinità, il Cristo Crocifisso Sorretto da Dio Padre che
mostra al mondo i patimenti del Figlio in remissione dei peccati dell’uomo.
Questa
tipologia iconografica si diffonde in Toscana nella seconda metà del XV secolo.
L’ultimo
affresco sulla parete destra raffigura San Leonardo, che regge nella mano
destra la catena e nella sinistra il Vangelo.
Sei
degli affreschi conservati all’interno della chiesetta di Santa Domenica
risalgono al 1565, cioè alla fase matura del Rinascimento, tuttavia presentano
marcati tratti stilistici bizantini, tipici delle raffigurazioni calabresi dei
secoli precedenti.
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