Riparte con successo il Museo dei 56 comuni del Parco
Nazionale del Pollino. Il convegno di apertura dei lavori ha registrato un notevole
ed inaspettato riscontro di presenze. Ma è stata soprattutto la qualità degli
interventi che ha soddisfatto la numerosa platea. Il meeting culturale si è
concluso con la visita alla nuova mostra multimediale-archeologica allestita
con grande professionalità dallo staff composto da: Giovanni Martucci, Antonio
Cozzitorto, Francesco Artuso, Angelo Martucci.
Ho ritenuto opportuno iniziare il mio breve intervento con la
frase pronunciata da un ministro non molto tempo fa – Con la cultura non si
mangia – dichiarò in un’intervista il politico. Eppure l’Italia possiede il
70/% del Patrimonio Culturale mondiale e gran parte delle entrate economiche
proviene proprio dal turismo. Ma, fino a quando nel Parlamento italiano
continueranno a sedere politici di tale levatura intellettuale, cioè prossima
allo zero, la cultura continuerà ad essere vista come qualcosa che non porta da
mangiare e quando ci sarà da fare tagli alla spesa, in momenti di crisi come
quello attuale, queste menti povere e molto semplici che purtroppo ci governano
penseranno come prima cosa a ulteriori tagli dei fondi per la cultura. I
risultati di tale politica, purtroppo sono sotto gli occhi di tutti: il nostro
Patrimonio artistico cade a pezzi, ricordiamo le tristi vicende che hanno
interessato gli scavi di Pompei; il completo abbandono di importanti siti
archeologici; la chiusura di molti musei; la mancanza di personale qualificato
per la catalogazione dei milioni di reperti stipati nei depositi delle
soprintendenze. La conseguenza è la diminuzione delle presenze turistiche annue
e quindi un grave danno all’economia del paese che è basata quasi
esclusivamente sul turismo, fatta eccezione per le regioni del Nord della
Penisola le quali costituiscono solo il 35% circa del territorio nazionale. In
considerazione di tutto ciò, abbiamo scelto come titolo di questo convegno “Si può fare” Per una nuova politica dei beni culturali.
Siamo convinti che lo sviluppo è legato alla capacità di
sfruttamento delle risorse presenti sul territorio e le nostre risorse sono
costituite unicamente dal Patrimonio Culturale ed Ambientale, par cui la nuova
politica deve andare in due direzioni: la salvaguardia e la valorizzazione.
Questa è la strada imboccata dall’amministrazione comunale di
San Sosti. Il progetto del museo multimediale-archeologico, già ideato nel 2002
si è concretizzato nell’agosto del 2008 con l’allestimento di una mostra didattica
temporanea di una campionatura di reperti provenienti dal territorio di San
Sosti. L’esposizione, allestita grazie alla disponibilità della Soprintendenza
Archeologica della Calabria e particolarmente della Dottoressa Silvana Luppino,
è stata apprezzata da oltre 2000 visitatori in sei mesi e ben otto gite
organizzate provenienti da diverse regioni italiane, anche grazie alla presenza
del Santuario della Madonna del Pettoruto e del sito internet, che nel 2009 ha
contato oltre 20.000 visitatori. Dopo due anni di inattività abbiamo pensato di
far ripartire il museo dei 56 comuni del Parco, in collaborazione con la nuova
Amministrazione Comunale con una nuova mostra didattico-scientifica. Abbiamo
già allestito la mostra virtuale visitabile al piano superiore e speriamo di
poter inaugurare per il mese di agosto la nuova mostra di una campionatura di
reperti archeologici provenienti dagli scavi della vicina chiesa del Carmine e
del Castello della Rocca condotti nel 2004 dalla Soprintendenza per i Beni
Archeologici della Calabria in collaborazione con la Cattedra di Archeologia
Cristiana e Medievale dell’Università della Calabria. Il laboratorio
scientifico è curato e costantemente aggiornato, oltre dal sottoscritto, da
altri tre giovani studiosi locali: Antonio, Giovanni e Francesco; si avvale,
inoltre della preziosa collaborazione del dott. Stefano Carbone, ricercatore
presso l’Ufficio della Soprintendenza Archeologica di Messina. Già nel 2008
Stefano ha partecipato attivamente ed a titolo gratuito alla catalogazione dei
reperti ed all’allestimento della mostra conclusa nel mese di febbraio del
2009.
Siamo convinti che non mancherà il sostegno da parte delle
istituzioni affinchè il museo “Artemis” dei 56 comuni del Parco ritorni ad
essere il fiore all’occhiello dell’intero territorio e opportunità di
auto-impiego non solo per le quattro unità già operanti al suo interno. Ecco
che il bene culturale si trasforma in un plusvalore economico e occupazionale.
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