giovedì 28 dicembre 2017

Relazione convegno Università di Foggia 6/7 Dicembre 2017 - STORIE E LEGGENDE DI UN POPOLO - SULLE TRACCE DEI LOTHBROK



BJORN LOTHBROK, DETTO “FIANCO 
DI FERRO”

Scorrerie vichinghe in Italia

Bjorn Lothbrok, soprannominato “Fianco di Ferro” per la sua possanza fisica, nasce nel villaggio di Munso nel 777, nei pressi di Stoccolma. La nota serie televisiva “Vikings”, pur mantenendo alcune verità storiche, ha quasi completamente stravolto la storia di questo famoso personaggio vichingo che ha realmente saccheggiato gran parte dell’Europa tra l’VIII e il IX sec. d.C.
 In realtà, non era il primo figlio di Ragnar, bensì, il suo terzo genito, Lagertha, non era sua madre, figlio di Ragnar e della principessa Auslag.
Guerriero impavido e senza paura, Bjorn era spietato con i nemici e leale con gli amici, come lo era Ragnar. Dopo aver assoggettato con la forza tutte le popolazione vichinghe del Nord, seppe instaurare con i sottomessi un rapporto di grande stima ed ammirazione, a tal punto di essere venerato quasi come una divinità norrena. Costituita la più potente flotta vichinga mai vista prima di allora, Bjorn si lancia al saccheggio di tutta l’Europa del Nord: vennero saccheggiate e date alle fiamme la Francia, la Germania, l’Inghilterra, la Spagna, l’Italia e poi a Sud, le coste dell’Africa e la Sicilia. 
Giunto con la sua flotta in Italia, dopo aver saccheggiato le coste della Francia mediterranea, le popolazione marittime italiane fuggivano in preda al terrore, l’unica grande città che riuscì a fermare l’avanzata vichinga fu la potente municipia romana di Luni, oggi tra i siti archeologici più importanti della Liguria, in provincia di La Spezia. Le sue mura erano impenetrabili a tal punto che Bjorn pensò per un attimo di essere già arrivato a Roma. Particolarmente astuto, trovò il sistema di entrare nella città: si finse morto, dopo essersi convertito al Cristianesimo, una delegazione di guerrieri vichinghi disarmati chiesero di incontrare il vescovo di Luni per adempiere alle ultime volontà del loro re, cioè, ricevere la benedizione ed essere sepolto da cristiano. Il corpo di Bjorn fu portato in città, appena dentro le mura balzò fuori dalla bara, sgozzò il vescovo, aprì le porte della città così che l’esercito vichingo potè entrare. E così, la città romana tra le più potenti del Nord Italia fu saccheggiata e bruciata e non si riprese mai più. Di questa vicenda storica è stata fornita una versione completamente falsa nella celebre serie televisiva: è stata attribuite a Ragnar, suo padre, la città invece sarebbe stata Parigi. Ma la furia di Bjorn si è abbattuta con maggiore violenza in Sicilia e in Calabria. Le coste della Sicilia furono saccheggiate e date alle fiamme, nessuna città fu risparmiata, la popolazione fu sterminata. Un altro episodio ha interessato la città bizantina di Skalia (Scalea, in provincia di Cosenza).
Questa era una città fortezza d’importanza strategica e militare bizantina: era a protezione della più importante via di comunicazione tra il Tirreno e lo Ionio, la famosa via istmica Laos-Sybaris, ancora in uso in età bizantina, che dava l’accesso al Pollino, la più grande riserva boschiva della Calabria dopo la Sila.
Era necessario molto legname per costruire nuove navi e per continuare la spedizione di saccheggio delle coste dell’Africa e il legname occorrente era abbondante sul massiccio della Mula, una delle cime più alte e boscose della Calabria Settentrionale. Bisognava, dunque, prendere Skalia, protetta da una doppia cinta muraria di notevole spessore e posizionata su un’altura, che già costituiva una difesa naturale. Ma ancora una volta, Bjorn usa la sua astuzia: finge di aver avuto una visione di San Nicola il quale gli avrebbe detto di risparmiare la città sotto la sua protezione e così organizzò una processione per portare in dono l’icona del Santo al vescovo, una volta dentro le mura fu un massacro e Skalia venne saccheggiata e data alle fiamme.  
Nella serie televisiva, Bjorn sarebbe stato accompagnato nelle sue imprese nel Mediterraneo da Rollo e da Floki, anche queste notizie sono assolutamente false: Rollo nasce nell’859, anno della morte di Bjorn, mentre Floki nell’830.

Un altro fatto storico errato è il soprannome dato a Bjorn: nelle “Croniche Normannorum” viene soprannominano “Braccio di Ferro”, che come abbiamo visto, non corrisponde a realtà. Per cui, consultando testi di una certa importanza, come “Magna Graecia” di Francesco Lenormant, si legge che Skalia fu assediata da Borin “Braccio di Ferro”, nonno di Roberto il Guiscardo, altro non è che la trascrizione errata e di conseguenza, traduzione altrettanto sbagliata, fatta da Lenormant.  

USANZE GUERRESCHE E RELIGIOSE  PRESSO I VICHINGHI
L’AQUILA DI SANGUE

 La stele di Stora Hammars


Nell'omonimo luogo in Gotland, Svezia. Dipinta con scene mitologiche, religiose e marziali, possiede una scena di sacrificio umano, l’Aquila di Sangue, con un Valknut sull'altare, ed un drakkar guidata da uomini armati. È stata interpretata come un'illustrazione della leggenda di Hildr.
Raffigurazione dell’Aquila di sangue (Particolare) 

Ricostruzione "Aquila di Sangue"

L’aquila di sangue era un rituale norreno riservato ai traditori o a coloro che si macchiavano di crimini legati alla sfera dell’onore. Secondo diverse fonti storiche, la condanna è stata eseguita diverse volte ed ha interessato personaggi storici di una certa importanza: fu eseguita da re Ragnar su Halfdán, re di Danimarca e sull’arcivescovo Ælfheah; fu eseguita da Bjorn Lothbrok, figlio di Ragnar sul re della Northumbria  Ælle II.
Consisteva nel separare le coste della vittima dalla spina dorsale, rompendole in modo tale da farle assomigliare ad un paio di ali insanguinate, ed estrarre i polmoni dalla cassa toracica, per poi adagiarli sulle spalle in modo che ricadessero sul petto a mò di ali di aquila, appunto.

LA SCOPERTA DI DORSET, IN NORVEGIA

Due pile separate di ossa nel villaggio vichingo presso Dorset. Una conteneva solo le ossa dei corpi. In un'altra erano raggruppati i teschi di 54 Vichinghi. L'idea iniziale degli archeologi fu che i Vichinghi fossero stati sconfitti dagli occupanti del villaggio che li assediavano, i loro corpi smembrati e poi seppelliti in una fossa comune. Ma che le  teste fossero tagliate di netto da un colpo di spada frontale lascia qualche dubbio. Da attente analisi di laboratorio si è scoperto, invece che quei Vichinghi furono uccisi e poi sepolti seguendo un complesso rituale di smembramento dei corpi e decapitazione, secondo la migliore sceneggiatura di film horror. Si tratta di un rituale propiziatorio, secondo il quale bisognava placare le divinità e benedire la terra col sangue dei più valorosi guerrieri. Ma non si è trattato di una mattanza verificatasi in una sola volta, come si era pensato al momento della scoperta; si tratta di un luogo di culto frequentato per almeno un secolo. Ma le scoperte che hanno dello straordinario sono due essenzialmente: tre scheletri presentano un particolare rituale chiamato dai Vichinghi "Aquila di sangue". Era la condanna che spettava ai traditori. Consisteva in una cerimonia espiatoria per la vittima designata che si era macchiata del crimine di tradimento: il re-sacerdote faceva inginocchiare la vittima senza che questa fosse legata, gli veniva aperta la cassa toracica dalla zona cervicale alla parte addominale, venivano tagliate delicatamente le costole, venivano estratti i polmoni e disposti a forma di ali di aquila, tutto questo mentre il soggetto era ancora vivo e finalmente il sacerdote infilava la mano nella gabbia toracica e strappava il cuore. gli scheletri e gli oggetti rituali risalgono alla prima metà del II millennio a.C.
Questa scoperta porta a riconsiderare tutto quello che era stato scritto sul popolo vichingo fino a questo momento e che ne collocava le origini al VII-VIII sec. d.C. e sulla stessa provenienza dei Longobardi, le cui origini sono ancora avvolte dal mistero.
Le ultime indagini archeologiche e librarie mirano verso un’unica direzione: i Longobardi, il cui nome antico era Winnili erano, in realtà, un gruppo di Vikinghi che già verso la fine del II secolo d.C. lasciarono la loro terra di origine e migrarono verso Sud, verso il basso corso dell’Elba e verso l’Italia.



Angelo Martucci

mercoledì 1 novembre 2017

“ED FORCE ONE” E’ TRA LE MIGLIORI TRIBUTE BAND A “IRON MAIDEN”


È made in Taranto una tra le migliori tribute band agli Iron Maiden.
Si chiamano “ED Force One”, in onore a Eddie, l’anima della celeberrima band britannica, il gruppo è costituito da 5 ragazzi, il cui fondatore, Julian, al secolo, Giuliano Paleologo è il più giovane di soli 17 anni. 
Quello che colpisce è proprio l’età del fondatore, un ragazzo così giovane che riesce ad esprimere in modo impeccabile un genere musicale della metà degli anni ’70: l’heavy metal, in un periodo in cui la musica si limita alle canzonette senza senso, “figlie” dell’elettronica, i cui autori, spesso non hanno la minima cognizione di causa di cosa possa essere la vera musica, quella “creata e suonata sul serio”. Eppure tali canzonette, rumori creati con il computer, voci modificate grazie all’elettronica, appunto, più che altro, prive di senso, non solo letterario, ma metrico-grammaticale, spopolano tra i teenager nell’arco di una sola estate, espressione, queste, di una nuova società basata sulla superficialità e sulla banalità, sull’apparire e non sull’essere.
“ED Force One” ripropone i brani più belli degli Iron Maiden con una precisione quasi maniacale, un tripudio di note e di scale musicali che catturano l’attenzione anche dei cultori più accaniti della band britannica. In brani come “Hallowed Be thy Name”, Julian dialoga con la sua chitarra esprimendo tecnica e maestria, mentre la voce di Hitan (vera voce metal), esprime tutta la carica e la rabbia contenuta nel testo e nelle note.
Ma “ED Force One”, oltre al tributo a Iron Maiden, è protesa alla sperimentazione, aperta ad influenze nordiche grazie anche alla presenza nel gruppo, del norvegese Lukas Hansen. In alcuni brani la voce è femminile ed è quella di Isabel, sorella di Julian, si passa, dunque, dall’Heavy Metal al Symphony-Gothic-Metal, nuova frontiera del metal, fondata dalla celebre band finlandese dei Nighwish, genere che sta spopolando nel nord Europa e negli USA. Agli strumenti tradizionali del Metal (chitarra elettrica, basso e batteria) si aggiungono strumenti classici con il violino e il pianoforte in un’armonia a dir poco sconvolgente.
I temi trattati sono: le saghe vichinghe, gli eroi, la guerra, l’amore, la morte; temi che rendono ancora più suggestivo questo nuovo genere musicale.
La prima grande uscita di “ED Force One” sarà il 18 Gennaio 2018 a Helsinki (Finlandia), dove la band aprirà il tour mondiale di “Nightwish or White Skull”. Allora che dire? Auguri!

I componenti della band:

Julian Paleologo (fondatore): chitarra- seconda voce
Mark Hitan: voce
Tommaso Marconi: chitarra
Lukas Hansen: basso
Cristos Papas: batteria
Isabel Paleologo: voce femminile.


Angelo Martucci


giovedì 7 settembre 2017

ESAURITA LA PRIMA STAMPA DI "THE FALLEN" RACCOLTA DI BRANI DI "NIGHTWISH OR WHITE SKULL


Esaurita la prima stampa del CD della Band tutta made in Sud "Nightwish or Withe Skull fondata da Carlo Enrico Filareto, giovane studente-musicista di Taranto. La band è composta da sei elementi accompagnata dalla straordinaria tonalità canora di Isabel Filareto, ripropone i brani più belli del celeberrimo gruppo finlandese di "Nightwish" con brani scritti e musicati dalla band tarantina. Non solo pizzica, dunque, dal Salento, Taranto, infatti si distingue per uno degli eventi rock più importanti d'Italia "Taranto Rock Festival" e addirittura, nel 1980 ha ospitato i Rockets, la band che ha inventato un nuovo genere musicale: lo "Space Rock e ha spopolato, verso la fine degli anni Settanta e negli anni Ottanta, in tutto il mondo. 
Un nuovo filone rock, Symphonic-Gothic-Power-Metal nato nel 1996 dal genio dei Nightwish in Finlandia e propagatosi immediatamente in tutto il mondo.

 Carlo Enrico Filareto, Chitarrista-fondatore di Nightwish or White Skull 

Questo nuovo genere musicale ripropone in chiave metal le melodie della musica classica, i testi si inspirano all'Epic: storie di antichi guerrieri nordici, di eroi e dame, storie di guerra e di amore, di ingiustizie subite e atti di eroismo e coraggio. 
Il primo CD è stato prodotto da "Martus Editore" che ringrazia per il successo ottenuto e soprattutto per aver creduto in questa giovane Band. Una perla musicale in un oceano di spazzatura che purtroppo facciamo passare come musica. 

mercoledì 6 settembre 2017

A QUANDO RISALE LA FIERA DEL PETTORUTO?

Fiera del Pettoruto 2017 (Foto di Matilde Capalbo)

A QUANDO RISALE LA FIERA DEL PETTORUTO?

La Fiera del Pettoruto fa parte della nostra identità culturale, si svolge in località Piano della Fiera (appunto) sin da tempi remoti, collocabile all'età greca e romana. Infatti, le fiere ed i mercati, già a partire dall'età greca-arcaica si svolgevano immediatamente fuori dai centri abitati e in prossimità di un santuario extra-urbano, che solitamente sorgeva lungo le vie di comunicazione. La fiera aveva per gli antichi un significato socio-economico molto importante: era un momento di incontro e di aggregazione tra i diversi popoli ed era opportunità di commercio e scambi economici. Quello che avviene ancora oggi a distanza di molti secoli.  
In età bizantina (IX-X secolo) il calendario era basato sull’Indizione”, cioè, il periodo utile al pagamento di tasse e tributi, cui nessuno sfuggiva, nemmeno lo stesso Imperatore da qui il modo di dire che si usa in politica “fiscalismo bizantino”, proprio ad indicare l’inflessibilità e la severità di quel sistema.
L’Indizione aveva inizio il 31 Agosto fino al 15 Settembre, la Fiera della Madonna del Pettoruto si colloca, infatti, dall’uno all’otto della “Prima Indizione”.
Il popolo si riuniva ancora, a distanza di 14 secoli, in età bizantina, appunto,  in quella spianata, che noi oggi chiamiamo “Piano della Fiera”e li si incontravano compratori e venditori, si vendevano i  propri prodotti in modo da incassare il denaro necessario per pagare le tasse e fare acquisti per la famiglia che doveva affrontare l’inverno ormai alle porte.
È chiaro, dunque, che la Fiera non è stata sempre dedicata alla Madonna: in età greca era dedicata alla dea Era, signora dell’Olimpo e sposa di Zeus. La politica greca per il controllo del territorio era basata proprio sul sistema di santuari extra-urbani intitolati a Era, protettrice della famiglia o a Demeter, protettrice della terra, dei raccolti o, ancora, ad Artemis, signora dei boschi, degli animali. In età romana e altomedievale alle divinità maggiori come Giunona (Era per i Greci), Diana (Artemis) e soprattutto Mercurio (Hermes).
In età bizantina la fiera era dedicata a Agios Sozon (San Sozonte), protettore di Ag. Sostis (San Sosti) di cui l’attuale centro abitato porta il nome.
                        Icona di Agios Sozon proveniente da Atene (Donazione, Angelo Romolo)


Questo era un fanciullo che viveva in Cilicia, una provincia dell’Impero Romano d’Oriente (attuale Turchia) e martirizzato il l’8 Settembre del 305 sotto l’Impero di Massimiano.
Durante il periodo dell’iconoclastia (la distruzione della immagini sacre e la persecuzione di tutti coloro che le veneravano) scatenata da Leone III Esaurico nel 717, migliaia di persone fuggirono dalla Grecia e trovarono rifugiarono in Italia Meridionale e in Sicilia, tra questi vi erano molti monaci che, giunti in Calabria fondarono grandi monasteri e cenobi. Quelli che si stabilirono sul nostro territorio fondarono il monastero intitolato ad Agios Sozon, (i cui ruderi si conservano in località Badia) il loro Santo protettore, e il centro abitato ne prese il nome: Agios Sostis.


Alla fine dell’XI secolo il Kastrum di Agios Sostis finisce in mano normanna come il resto della Calabria, così, i Normanni (i Vichinghi proveniente dalla Normandia), convertiti ormai al Cristianesimo e nemici giurati dei Bizantini, cercarono di cancellare ogni traccia del rito Bizantino(tuttavia senza risultato), proibendo la festa e la Fiera in onore di Ag. Sozon, intitolandole alla Madonna del Pettoruto.

ULTIME SCOPERTE ARCHEOLOGICHE

Durante i lavori per la realizzazione della rete del gas sono stati scoperti i resti di strutture murarie risalenti all'età romana databili tra il I sec. a.C. e il I sec. d.C., (vedi documentazione di scavo della Sovrintendenza per i Beni Archeologici della Calabria) ciò attesta che in località, oggi nota con il nome di Piano della Fiera esisteva un abitato romano sovrapposto, molto probabilmente ad uno più antico risalente all'età greca e forse qui è da ricercare il santuario dedicato a Era…
Perchè, dunque, cancellare questa millenaria tradizione? Un popolo che dimentica le proprie origini è come un malato mnemonico, cioè, un soggetto afflitto da grave patologia cerebrale che ha comportato la perdita della memoria. Egli no sa più chi è, non ricorda nulla del suo passato, tutta la sua vita precedente è stata cancellata. Come potrà pianificare e costruire il suo futuro?
Conservare gelosamente la nostra fiera millenaria è una delle priorità assunte dalla Consigliera di Maggioranza, Francesca Ranuio e appoggiata dall'intera Amministrazione De Marco. 
Grazie alla tenacia ed all'impegno della Ranuio, che la nostra Fiera ha ritrovato il suo antico splendore, registrando un impressionante numero di visitatori. E' stato fatto molto e si può fare ancora meglio, ma occorre l'impegno di tutta la cittadinanza, finchè questo evento ritorni ad essere uno degli appuntamenti culturali più importanti della regione. "SI PUO' FARE..."







venerdì 25 agosto 2017

Fatto saltare in aria con una carica di esplosivo un antico edificio

La foto, qui in alto è comparsa in una pubblicazione di qualche anno fa; è stata scattata negli anni 40.
La struttura che vedete è una masseria costruita nella metà dell'Ottocento sui resti di un antico santuario di età romana. Fin qui, niente di strano, "purtroppo", visto che era consuetudine costruire su strutture pre-esistenti allo scopo di utilizzarne i materiali e risparmiare fatica. Del resto, lo stesso Colosseo o l'Arena di Verona, per fare qualche esempio, furono utilizzati come cave per edificare gli edifici adiacenti.
In questo caso però, il reato è stato consumato non più di 10 anni fa, quando già era entrato in vigore il nuovo codice dei beni culturali e del paesaggio, conosciuto anche come codice Urbani dal nome dell'allora Ministro dei beni e delle attività culturali Giuliano Urbani, è un corpo organico di disposizioni, in materia di beni culturali e beni paesaggistici della Repubblica Italiana; emanato con il decreto legislativo del 22 gennaio 2004 n. 42. 
Questo "signore", proprietario del terreno in cui sorgeva l'antichissimo monumento, ha pensato bene di costruire la sua casa, nonostante avesse ettari di terreno a disposizione, proprio lì. E come demolisce il sito archeologico? Facendolo detonare con cariche di esplosive, facendolo saltare in aria, in parole povere! 
Tutto questo avveniva in contrada San Andrea, una piccola frazione nel comune di Malvito, sotto gli occhi incuranti delle autorità e con le autorizzazioni necessarie ottenute non si sa come...!
Da quello che si può vedere dalla foto, doveva trattarsi di un tempio romano databile tra il I e il II sec. d.C. con tre colonne in antis, cioè sulla fronte, poste su un alto podio. La monumentalità delle colonne indica un edificio cultuale di una certa importanza e la presenza di un abitato altrettanto importante da ricercare sul territorio circostante. 
La stupidità e il totale "menefreghismo" in materia di beni culturali da parte di chi invece dovrebbe tutelarli, hanno fatto si che perdessimo uno tra i più importanti tesori di tutta la valle dell'Esaro. Ancora una volta: viva la Calabria! Viva l'Italia! 


giovedì 10 agosto 2017

Continuano gli studi su L’ABITATO ROMANO DI PAUCIURI



Continuano gli studi su

L’ABITATO ROMANO DI PAUCIURI

I primi scavi archeologici degli anni ’80 condotti con metodi non del tutto scientifici e privi di un’esauriente documentazione archeologica, avevano portato ad identificare il sito come una statio o una villa di età romana.
Allo stato attuale delle ricerche tale tesi è ormai del tutto sperata: si tratta in realtà di un vero e proprio abitato molto esteso che comprendeva l’intera pianura fino alla località Larderia di Roggiano Gravina e in direzione Nord-Ovest fino alla località Casino della Costa. 
  Nymphaeum

L’area attualmente scavata e ancora in fase di studi, altro non è che un quartiere del grande abitato provvisto di un Nymphaeum (fontana monumentale pubblica), di latrine pubbliche, e almeno tre impianti termali (uno degli impianti è stato scavato alla fine degli anni ’80 e ricoperto): uno pubblico e l’altro privato; l’esedra, cioè un luogo di culto e centro culturale e di un grande portico colonnato.
 Esedra

Tomba monumentale-Esedra

Le ultime scoperte hanno smentito anche la datazione, troppo approssimata delle prime campagne di scavo; il primo nucleo abitativo di Pauciuri risale alla fine del III e gli inizi del secondo secolo a.C. sul quale si sovrappone un nuovo abitato tra il I e il II sec. d.C.
Ciò è documentato dal rinvenimento del grande horreum, un magazzino porticato e colonnato al cui interno si conservano ancora una serie di pithoi, grandi vasi per la conservazione delle derrate alimentari. Nel corso delle ultime ricerche è stata rinvenuta una struttura rettangolare che faceva parte dell’horreum e che abbiamo battezzato 
Casa dei Pithoi

“La Casa dei Phitoi”, dove si conservano 4 di questi grandi vasi. Sulla struttura, databile tra la fine del II e gli inizi del I sec. a.C., si sovrappone la terma pubblica e la natatio (piscina privata). In direzione Sud-Est è stata parzialmente scavata la terma privata che si sovrappone ad un edifico con pavimento in opus spicatum coevo alla Casa dei Pithoi.
Terma privata 

L’area Sud-Est dello scavo, in fase di studi, sembra essere abbandonata verso la fine del IV sec. d.C. per cause che allo stato odierno delle ricerche ci sono ignote.  
Il sito archeologico di Pauciuri, nel comune di Malvito, è tra i più interessanti, dal punto di vista archeologico perché, a differenza di molti altri, presenta una continuità insediativa anche dopo l’età romana e fino alla fase medievale alta (X-XI sec. d.C.).
   

domenica 9 luglio 2017

Studio, valorizzazione e recupero dell'abitato romano di Pauciuri(Malvito,CS)



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STUDIO, VALORIZZAZIONE E RECUPERO DELL'ABITATO ROMANO DI PAUCIURI


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AREA SUD-OVEST NINFEO: INGRESSO NINFEO
PRIMA E DOPO I LAVORI DI PULIZIA

Svuotamento ambienti lato sinistro del ninfeo, messa in evidenza di una struttura a pianta quadrangolare e porzione di base fusto di una colonna impostata sul lato destro della struttura e base di una seconda colonna posta sul lato sinistro.
Proseguendo verso nord-ovest sono stati riportati alla luce due vani a pianta rettangolare impostati sul muro perimetrale del portico.

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AREA NOR-EST NINFEO: LATRINE PUBBLICHE E TERMA

                                                PRIMA E DOPO I LAVORI DI PULIZIA

essa in evidenza del piano pavimentale realizzato con lastre fittili impostate direttamente su battuto di terra. E’ stato rimosso uno strato di riempimento di spessore variabile tra i 20 e i 60 cm , costituito da sabbia, terriccio, pietre e laterizi. L’impianto originale delle latrine si presenta in ottimo stato di conservazione: è evidente il canale per il deflusso dei liquidi, le latrine vere e proprie e l’impianto per lo smaltimento. Non sono state rinvenute le “sedute” delle latrine. Al termine delle operazioni si è constatato che l’impianto presenta due diverse fasi edilizie:
una precedente e l’altra successiva al    I sec. a.C. 

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AREA NORD-EST NINFEO: TERMA PUBBLICA 
E CASTELLUM AQUE

PRIMA E DOPO I LAVORI DI PULIZIA E SCAVO 





E’ stato rimosso uno strato di riempimento di spessore variabile tra i 20 e i 50 cm , costituito da sabbia, terriccio, pietre e laterizi. Messa in evidenza delle strutture murarie e del piano pavimentale/ipocausto. Lo studio del contesto reso possibile dopo la pulizia evidenzia due fasi costruttive: la prima coeva al grande portico occidentale, risalente al II – I sec. a.C. ; la seconda alla fase del ninfeo, I sec. d.C.



La terma risulta tagliata da una trincea dove è stata messa in evidenza una vasca di forma rettangolare intonacata con malta idraulica. Questa è relativa alla fase antecedente al I sec. a.C.



TRINCEA DI FONDAZIONE DELLA TERMA - PRIMA E DOPO


Sul lato destro della struttura termale è stato messo in evidenza un ambiente rettangolare provvisto di pavimento, realizzato con ghiaia e malta. Il battuto pavimentale si presenta sprofondato nella zona centrale, ma in discreto stato di conservazione.
Dopo lo svuotamento, pulizia e messa in evidenza del grande vano termale, si è concordato con il responsabile della Sovrintendenza per i Beni Archeologici della Calabria, Dott. Alessandro D'Alessio l'opportunità di riempire la trincea di scavo effettuata nel 1979 e ripristinare il piano pavimentale originario. Si è proceduto al posa del geo-tessuto protettivo dello strato archeologico, quindi al riempimento con terriccio, pietrame di varie dimensioni. 

AMBIENTE RETTANGOLARE LATO DESTRO - PRIMA E DOPO 


Rimozione strato di humus, pulizia e messa in evidenza del piano pavimentale, che risulta parzialmente sfondato. Pulizia a messa in evidenza delle strutture murarie. 

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LATO NORD-OVEST NINFEO: Terma Lato sinistro

TERMA LATO SINISTRO - PRIMA E DOPO I LAVORI DI PULIZIA E SCAVO

Rimozione strato di humus e accumulo di laterizi e pietrame. Messa in evidenza della cresta delle strutture del praefurnio. Non è stato raggiunto il piano pavimentale originale. 

LATO NORD-OVEST NINFEO: Terma Lato destro

                       TERMA LATO DESTRO  – PRIMA E DOPO I LAVORI DI PULIZIA E SCAVO

Rimozione strato di humus, terriccio e laterizi. Messa in evidenza di porzioni del piano pavimentale.  Tra i materiali residuali si segnalano frammenti di ceramica sigillata chiara e frammenti di vetro di colore azzurro.

AREA NORD- OVEST NINFEO: PRAEFURNIO - TERMA

PRAEFURNIO - TERMA – PRIMA E DOPO I LAVORI DI PULIZIA E SCAVO

Rimozione dello strato di humus, parzialmente evidenti le creste di strutture murarie. Le operazioni di pulizia sono in fase di completamento.
Rimozione dello strato di riempimento costituito da pietrame e sabbia che raggiunge uno spessore variabile tra 70/110 cm.
Al termine delle operazioni sono state messe in evidenza strutture murarie realizzate con mattoni di forma quadrata e pietrame appena sbozzato, posti in opera con malta di colore biancastro e poco tenace. Sul lato Nord-Est dell'edificio è stata messa in evidenza un porzione del piano pavimentale, parzialmente scavato (1979), realizzato con grosse lastre di terracotta, sul quale si impostavano i pilastrini dell'ipocausto.
L'edificio non è stato completamente svuotato e presenta crolli e accumuli di terriccio di riempimento. 

AREA NORD- OVEST NINFEO: EDIFICIO ADIACENTE PRAEFURNIO-TERMA 
Pulizia dello strato humus. La struttura si presenta parzialmente scavata (Scavi anni '70/'80) senza alcun criterio scientifico, privo di rapporto stratigrafico e senza documentazione archeologica di scavo. La struttura presenta una pianta quadrata realizzata con tegole, laterizi e pietrame di fiume. Sono evidenti due saggi di scavo sul lato Sud-Ovest che si è ritenuto opportuno riempire al fine di restituire un piano di calpestio più o meno regolare.  
                                    PRIMA E DOPO I LAVORI DI PULIZIA E SCAVO


AREA NORD- OVEST NINFEO: PISCINA 
Rimozione dell'humus e dello strato di riempimento costituito da pietrame terriccio e laterizi. Rimozione del geo-tessuto di colore verde, pulizia dell'ambiente, messa in evidenza del fondo pavimentale e dei muri perimetrali. Sul muro perimetrale posto a Nord si conserva la fistula in piombo per il deflusso dell'acqua, mentre sulla parete posta ad Est si conserva il sedile. La muratura è realizzata con pietrame di fiume appena sbozzate e laterizi. Il fondo è realizzato con una malta idraulica molto tenace e raffinata.
La piscina misura: m 1,90x2,38x1,88x2,42; lo spessore delle strutture varia tra i 32 e i 42 cm. L'altezza massima conservata è di cm 42.

PISCINA – PRIMA E DOPO I LAVORI DI PULIZIA E SCAVO


EDIFICIO NEXT-NATATIO
E' una struttura a pianta rettangolare posta sul lato sinistro della natatio. Misura m: 4,69x3,90x4,69x4,71. La muratura presenta uno spessore compreso tra 44 e 50 cm. E' realizzata con pietrame di fiume e malta di colore biancastro e molto tenace.
Si procede con la rimozione dello strato di vegetazione costituito da sterpaglie e rovi e dello strato superficiale si humus. Lo strato di riempimento è costituito da terra, pietrame e laterizi. Viene rimosso il geo-tessuto di colore nero e si prosegue alla messa in evidenza delle strutture murarie. Dopo l'eliminazione del riempimento affiora un piano pavimentale in gran parte danneggiato durante gli scavi precedenti; l'unica porzione ancora integra si presenta molto regolare e liscia. Il pavimento risulta tagliato e danneggiato da una trincea di scavo, mentre gran parte è stato eliminato durante la fase di ricerca (Scavo 1979). La parte porzione di pavimento ancora in situ risale all'ultima fase di frequentazione di VIII-X sec. d.C.
                             PRIMA E DOPO I LAVORI DI PULIZIA E SCAVO

EDIFICIO NEXT-NATATIO/TERMA PICCOLA
E' una struttura a pianta rettangolare che ospita tre piccole strutture: un pozzetto, posto sul lato destro; e due vasche parallele posizionate sul lato sinistro. Le tre strutture sono intervallate da canali di scolo e precedute da un piccolo atrio ad encausto. L'ambiente misura: m 4,14x3,x092x4,040x3,81.

TERMA PICCOLA-POZZETTTO: PRIMA E DOPO LAVORI DI PULIZIA E SCAVO


Pozzetto: 
E' posto sul lato destro, è realizzato con pietrame di fiume e laterizi. Si procede con la documentazione fotografica e la rimozione dello strato di humus. La struttura risulta riempita da materiali provenienti dallo svuotamento delle strutture adiacenti. Il riempimento è costituito da terra, pietrame, laterizi e frammenti di ceramica; tra i materiali ceramici si segnalano alcuni frammenti di sigillata italica e chiara di incerta provenienza; una cospicua porzione di un'anforetta per contenere liquidi e porzioni di altre forme ceramiche aperte. La piccola struttura misura: 1,52x1,70x1,55x1,77; H max= cm 084.

Vasca lato destro:
E' una struttura rettangolare appoggiata al muro perimetrale destro. Misura m 2,73x1,80x2,73x1,80. H. max cm 69. Prodotta documentazione fotografica; rimozione dell'humus e dello strato di riempimento.

                                 VASCA LATO DESTRO – PRIMA E DOPO

Vasca lato sinistro:  PRIMA E DOPO

E' appoggiata al muro perimetrale sinistro. Misura m 2,58x1,74x2,71x1,76. H max cm 92.
La struttura si presenta riempita da materiali provenienti da altri ambienti; si procede alla documentazione fotografica, quindi, alla rimozione dello strato di humus. Lo strato di riempimento è costituito da terra, pietrame di varie dimensioni, laterizi, frammenti di ceramica, frammenti di vetro. 

                                  VASCA LATO SINISTRO – PRIMA E DOPO

Canale di scolo/vasche:
E' posto tra le due vasche, raggiunge una larghezza di cm .......Si presenta quasi completamente riempito da sterpaglie e uno strato molto spesso di terriccio e sabbia che raggiunge uno spessore di cm 46. Completate le operazioni di svuotamento e pulizia, è stato riportato alla luce il piano pavimentale costituito da lastroni fitti che misurano cm 40x40. 

                         CANALE DI SCOLO VASCHE – PRIMA E DOPO


"CASA DEI PITHOI" EL A2 

L'area EL A 2 è posta a breve distanza di AL A 1, adiacente alla natatio.
L'area in questione si presenta in modo disordinato e scomposto completamente ricoperto da rovi, sterpaglie, pietrame di grandi, medie e piccole dimensioni, laterizi, tegole, frr. di tubi fittili, frr. di ceramica di vario genere. Si procede alla documentazione fotografica. Si rimuove lo strato superficiale di humus e si procede allo svuotamento delle strutture, come da giusto capitolato. Il materiale di riempimento proviene dallo svuotamento delle strutture adiacenti effettuato durante  scavi precedenti: a quota -35 cm affiora la parete di un pithos ancora in situ che risulta ricoperto da un telo in nylon trasparente e in ovvio stato di deterioramento. E' da notare il rinvenimento di un peso da telaio risalente all'età greca/ellenistica. 

CASA DEI PITHOI DOPO LO SCAVO

Sul lato destro affiora una struttura muraria orientata Est-Ovest, realizzata con pietrame sistemate su un allettamento di malta di colore grigiastro piuttosto tenace. La struttura presenta una spessore di cm 56, un'altezza max cm 44 e una lunghezza di m 3,28. Di questo importante contesto non esiste documentazione scientifica di scavo, quindi non risulta catalogato e adeguatamente studiato.
Sul lato sinistro si conserva un muro che si appoggia al complesso della natatio.
E' orientato Nord-Est/Sud-Ovest; è in opus mixtum, realizzato con pietrame e laterizi, posti in opera in modo irregolari e legati con un esigua quantità di malta poco tenace e di colore biancastro. 

Si prosegue allo svuotamento dell'ambiente posto sul lato destro della struttura. L'area si presenta scomposta e disordinata e ricoperta da rovi e sterpaglie. Si procede con la documentazione fotografica, quindi alla rimozione dello strato superficiale costituito da pietre di grandi dimensioni, laterizi e materiale di vario genere. Il riempimento è costituito da dilavamento alluvionale e riempimento risultante da scavi precedenti. In prossimità della terma absidata è posto un residuo murario privo di fondazione e appoggiato direttamente su terra, crollato di seguito ai forti temporali. E' da notare che la struttura è stata scavata in precedenza e ricoperta con nylon e terra. A breve distanza, in direzione Est, a livello di fondazione del muro appoggiato alla natatio, sono stati rinvenuti frr. di ceramica grigia di tipo metapontina, ceramica sigillata italica e chiara e diversi frr. di ceramica a vernice nera, fine da mensa, identificabili ad un piatto a basso piede.
                                              PIATTO A VERNICE NERA - III sec. a.C.

Parte del muro risulta ricostruito con pietre e cemento durante lo scavo del 1979 è appoggiato direttamente su terra. Si ritiene pertanto opportuno la sua rimozione. Si prosegue alla rimozione di un falso ambiente creato di testimoni di scavi precedenti. Nel corso della loro rimozione sono stati recuperati reperti archeologici di diverse epoche, ciò indica che l'ambiente è stato riempito con materiali provenienti da aree adiacenti. Un fondo di bottiglietta con basso piede ad anello il cui interno è rivestito con una vetrina trasparente su ingobbio di colore nocciola chiaro, databile al VI-VII sec. d.C.; un oggetto miniaturistico in bronzo identificabile con uno strigile, frr. di ceramica sigillata di tipo italico e chiara; due frr. ricomponibili di krateryskos a vernice nera databile al IV-III sec. a.C.
l'orlo del kratersiskos presenta orlo verticale lievemente estroflesso, gola pronunciata, corpo a clessidra, piede indistinto. Impasto depurato di colore nocciola chiaro, vernice nera opaca, poco coprente. L'oggetto risale alla seconda metà del IV sec. a.C.

                              KRATERYSKOS A VERNICE NERA - IV sec. a.C.

Dopo la rimozione dei testimoni di scavo si ritiene opportuno indagare circa la provenienza della porzione di muro crollato. A quota -12 cm affiora un telo in nylon posto sotto la porzione del muro in questione, si procede alla pulizia del nylon che copre lo strato archeologico e due grandi pithoi ancora in situ, già scavati in precedenza e ricoperti. 



Uno dei pithoi è posto sotto la fondazione del piccolo vano rettangolare della grande terma pubblica. Ciò indica due diverse fasi edilizie. Nello strato di riempimento sono stati recuperati numerosi frr ceramici in sigillata italica e chiara; frammenti acromi, frr di ceramica "metapontina a pasta grigia"; una coppetta a "pasta grigia" frammentaria; diversi frr di ceramica a vernice nera databili al IV sec. a.C.
Completate le operazioni di svuotamento dei due pithoi si procede allo svuotamento del vano sul lato sinistro. A quota -21 cm è stato rinvenuto quello che a prima vista sembrava una porzione di pavimento realizzato in mattoncini quadrati, poggiati direttamente su terra; ma da un'analisi più approfondita si evince che non si tratta di un pavimento in situ, bensì di materiali provenienti da altri ambienti adiacenti non ben individuabili, utilizzati come riempimento durante la costruzione della grande terma (I sec. d.C.). 



CASA DEI PITHOI

Quasi addossato al muro trasversale ed al muro perimetrale del piccolo vano adiacente alla grande terma, si conserva in altro grande pithos ricoperto dal nylon, si procede allo svuotamento e pulizia. Il grande vaso è stato riempito da terra, laterizi, pietrame e un gran numero di mattoncini pavimentali, tra i frr ceramici sono stati recuperati ffr a vernice nera e una porzione di piatto con orlo verticale, lievemente arrotondato; vasca orizzontale poco profonda, alto piede (mancante). E' rivestito con una vernice nera molto fluida, poco coprente che si stacca a scaglie dal corpo ceramico.
Da un'attenta analisi del contesto si evince chiaramente che la "Casa dei Pithoi", così battezzata, risale ad una fase presedente la grande terma (fine III/inizio II sec. a.C.): il muro riportato alla luce nel corso degli scavi risulta tagliato e rasato nel momento della costruzione della terma, nel I sec. d.C.; mentre i tre pithoi furono riempiti ed interrati.

LA NATATIO 


E' una grande piscina situata a Nord-Est dell'esedra; la struttura si presenta quasi completamente riempita da terriccio, pietre di varie dimensioni, tegole, mattoni, frr. ceramici e laterizi vari. Lo strato di riempimento, in alcuni punti della struttura raggiunge uno spessore di cm 120/130, completamente coperto da sterpaglie. L'edificio è orientato Ovest-Est; sul lato ovest è impostata una gradinata composta tre gradini; sul lato sinistro è stata scoperta e scavata nel 2003 una tomba risalente alla tarda età imperiale, completamente crollata (si decide, pertanto la sua rimozione). A breve distanza, nell'angolo a destra della natatio, durante lo svuotamento, è stata rinvenuta un'altra sepoltura già danneggiata in età alto-medievale, cioè, nel momento in cui la piscina aveva perduto la sua antica funzione e rimaneggiata per altri scopi. Infatti è visibile un terrapieno sul quale si appoggia una struttura forse identificabile con un pilastro. Nel terrapieno, sul lato sinistro della struttura è stata rinvenuta una terza sepoltura risalente alla tarda età imperiale (III-IV sec. d.C.). 



MAGAZZINO DEL PITHOS (MAGAZZINO/NATATIO)


(Contesto in fase di studi)

Da un'attenta analisi del contesto e soprattutto delle strutture murarie, si identificano diverse fasi costruttive: la prima risale al II-I sec. a.C. relativa ad un magazzino sul quale, nel II-III sec. d.C. è stata costruita la natatio e la terma; l'ultima fase costruttiva è testimoniata dal muro perimetrale destro risalente all'età tardo-romana e alto-medievale (V-VI sec. d.C.).
Sul lato Nord-Est della natatio è stata attesta la prima fase di frequentazione relativa al magazzino ed al grande portico occidentale, cha a sua volta nasce su un contesto più antico risalente alla fase ellenistica (IV sec. a.C.), com'è attestato dal rinvenimento di numerosi frammenti di ceramica a vernice nera e da tre grandi blocchi in arenaria perfettamente squadrati e ancora in situ, che facevano parte di una struttura precedente all'età romana.
La struttura ha una pianta lungitudinale che presenta un'apertura rettangolare sul lato sinistro dove si conserva parte di un grande pithos.
L'edificio è stato scavato negli anni Ottanta e ricoperto con uno spesso strato di terra, pietrame e laterizi. Al fine di recuperare, conservare e rendere fruibile il contesto è stato ritenuto opportuno intervenire: si procede alla rimozione del riempimento e del geo-tessuto, quindi al riempimento della grande trincea scavata in precedenti ricerche allo scopo di ottenere un piano di calpestio regolare e soprattutto di rinforzare le strutture che risultano scavate ben al di sotto del livello di fondazione. Nel corso delle nuove indagini è stato rinvenuto parte di un muro a  ridosso del grande pithos, oggetto di ulteriori indagini.




SCAVO 2003 HORREUM/SPICATUM

La nuova area di scavo, già oggetto di ricerche nel 2003 da parte dell'Università della Calabria e della Sovrintendenza per i Beni Archeologici della Calabria è posta in direzione Sud-Est del grande portico colonnato.
Le indagini stratigrafiche, dirette e condotte del Prof. Paolo Carafa, docente di Archeologia della Magna Grecia dell'UNICAL, hanno evidenziato un contesto di particolare interesse per la ricostruzione delle fasi insediative dell'intera area: dai rinvenimenti effettuati si evince che questa nuova area, oggetto di ricerche, fu abitata dal III-II sec. a. C. fino al III-IV sec. d.C. come è attestato dal rinvenimento di un sestertio in bronzo di Marcus Aurelius Valerius Maximianus Herculius (286-305), nello strato sottostante l'humus e di numerosi frr. di ceramica relativi alla fase di abbandono. E' stato messo in evidenza il muro perimetrale del grande horreum (magazzino per la conservazione delle derrate alimentari) e una serie di pithoi addossati al muro. In direzione Sud-Est è stato scavato un cortile sul quale si affacciavano gli edifici pertinenti all'horreum. L'area in questione è stata ricoperta nel 2003 a termine delle ricerche.


 Tra questi edifici, merita particolare attenzione una struttura a pianta quadrata con al centro una struttura circolare identificabile con l'alloggiamento di un grande pithos.
In direzione Nord-Est è stato scavato un ambiente con pavimento in opus spicatum, databile al III-II sec. a.C. sul quale si sovrappone una terma privata risalente al I-II sec. d.C.
Al termine dello stage scientifico (Luglio-Agosto 2003), si è ritenuto opportuno ricoprire l'intera area di scavo con il geo-tessuto di colore verde e uno strato di terriccio e laterizi.

 RIQUALIFICAZIONE AREA HORREUM/SPICATUM - NOVEMBRE 2015

L'area dello scavo del 2003 si presenta completamente ricoperto da una folta vegetazione costituita da rovi, sterpaglie, arbusti e radici di varie dimensioni. Si procede alla rimozione dell'humus e dello strato di riempimento, fino alla messa in evidenza del geo-tessuto. Dopo la necessaria documentazione si prosegue alla messa in evidenza della strutture murarie ed allo studio del contesto.
 Area pavimento in opus spicatum prima dell'intervento

Edificio pavimento spicatum   
Si tratta di una struttura a pianta rettangolare orientata Ovest-Est con pavimento in opus spicatum risalente al III-II sec. a.C. La struttura si presenta parzialmente scavata e danneggiata. 



Area spicatum in fase di svuotamento e scavo


Si procede alla rimozione dello strato di riempimento costituito da terriccio, pietrame di varie dimensioni, laterizi, frr ceramici acromi e dipinti; tra i materiali rinvenuti è da segnalare una porzione dell'orlo/attacco spalla di un pithos che presenta una epigrafe in latino identificabile con il numero romano VIII, ciò indica che i pithoi di Paucuiri erano numerati. Completato lo svuotamento si può leggere, per quanto possibile, il contesto in oggetto: si tratta di un ambiente ad uso commerciale (macellum?), ciò spiegherebbe questa particolare tipologia di pavimento che doveva far parte di un ambiente a continuo contatto con l'acqua sul quale viene costruito nel I-II sec. d.C. un impianto termale di una domus. Il pavimento spicatum risulta tagliato per la realizzazione della vasca termale; mentre sul lato destro si conserva parte dell'encausto della terma. Sul lato sinistro della struttura è stata messa in evidenza una porzione della natatio. Si ritiene opportuno la messa in evidenza dello spicatum e della natatio.
Si procede alla messa in evidenza dell'intero ambiente del pavimento in opus spicatum: la struttura può essere datata al II-I sec. a.C. e presenta interventi edilizi successivi; sul lato destro è stata parzialmente scavata un ambiente quadrangolare con al centro una struttura di forma circolare, identificabile con l'alloggiamento di un pithos. La struttura del pithos si appoggia all'ambiente dello spicatum i cui muri risultano tagliati e rasati per consentire la costruzione della terma. Sul lato destro è stata riportata alla luce una porzione di una vasca realizzata con pietrame squadrato e laterizi di reimpiego, è completamente rivestita da malta idraulica di ottima fattura. Sul pavimento spicatum sono stati appoggiati (I sec. d.C.) una serie di strutture pertinenti alla terma: Canali per il deflusso dell'acqua e una serie di strutture che potranno essere identificate e definite sono con uno scavo in estensione. Sul lato sinistro affiora parte di un'altra vasca che sarebbe consigliabile mettere in evidenza.
Altro elemento importante è il rinvenimento di un tubo di scarico in ottimo stato di conservazione, ancora in situ, che serviva allo svuotamento della terma.
E' da segnalare che durante le operazioni di scavo e svuotamento sono stati rinvenuti frammenti di materiali in plastica, tappi di birra marca Dreher, vetri moderni; ciò indica che l'intero contesto è stato scavato e rimaneggiato più volte nel corso degli ultimi decenni. E' da segnalare, inoltre, che non sono stati rinvenuti materiali ceramici significativi, bensì pochi frr. di ceramica acroma. Degno di nota è un modesto fr. di coppetta in sigillata italica, databile al I sec. a.C., rinvenuto a contatto con il pavimento spicatum. 





 Seconda natatio, area Sud-Est

Completate la operazioni di scavo e messa in evidenza della terma e del pavimento in opus spicatum, si ritiene procede allo scavo di una struttura di cui era già stata messa in evidenza un breve porzione durante lo scavo del 2003. Si tratta di una breve porzione di una vasca rivestita di malta idraulica; viene asportato lo strato di humus ed il sottostante strato riempimento di uno spessore di m 1,67 cm, costituito da terra, pietre di piccole, medie e grandi dimensioni, mattoni, tegole e pochi frammenti ceramici acromi. A quota -75 è stato portato alla luce quello che sembra un piano pavimentale; si procede alla necessaria documentazione di scavo, quindi alla messa in evidenza della struttura. Si prosegue all'ampliamento dello scavo in modo di identificare con certezza il contesto in fase di studio: non si tratta, non del piano pavimentale della natatio, bensì del sedile della. Si decide di ampliare lo scavo e riportare alla luce l'intera struttura. Nel corso delle operazioni di scavo ci si rende conto che il contesto risulta disturbato nel corso dei secoli a causa dei lavori agricoli stagionali, infatti, sono stati rinvenuti numerosi frr. di vetro di età moderna, frr. di ceramica in maiolica, qualche tappo di birra. Sul lato sinistro della grande vasca-natatio è stato riportato alla luce un muretto divisorio che fungeva da sedile. Completate le operazioni di scavo e svuotamento è riemersa una grande struttura termale finemente lavorata provvista di tubo di scolo e pavimento rivestito con finissima malta idraulica. 











Sul lato sinistro della "seconda natatio" affiorano le creste dei muri di un edificio rettangolare completamente riempito da materiali di scarico di scavi precedenti e accumuli di pietrame e materiali edilizi.
Si procede alla rimozione dello strato superficiale di humus, quindi, allo svuotamento dello strato di riempimento costituito da pietrame di varie dimensione, terra, laterizi, pochi frammenti ceramici in sigillata chiara e frr. di ceramica acroma. Eliminato lo strato di riempimento è emerso un muretto di 30 cm di spessore che costituiva la canaletta di scolo dell'edifico. A contatto con lo strato archeologico è stata rinvenuta una moneta in bronzo non leggibile, scrivibile, presumibilmente al periodo Augusteo.



WORK IN PROGRESS!!