mercoledì 27 giugno 2012

San Sosti: Riapre i battenti il Museo dei 56 comuni del Parco Nazionale del Pollino


Riparte il museo dei 56 comuni del Parco Nazionale del Pollino.

La nuova amministrazione, presieduta dal Sindaco Prof. Vincenzo De Marco, ne ha affidato la gestione a titolo gratuito ad uno staff di giovani studiosi locali, i quali si sono assunti il compito di far ripartire la struttura e riportarla ai livelli qualitativi di tre anni fa.

Il primo appuntamento culturale è previsto per venerdì 6 luglio alle ore 18:00; sarà la biblioteca del museo ad ospitare il convegno a tema dal titolo “SI PUO’ FARE – per una nuova politica dei Beni Culturali – Cultura, Ambiente e Religiosità”. All’evento, che sarà moderato da moderato da Alessandro Amodio, corrispondente di Gazzetta del Sud,  parteciperanno l’Assessore provinciale alla Cultura, Dott.ssa Maria Francesca Corigliano; il Presidente del Parco Nazionale del Pollino, On. Domenico Pappaterra; la direttrice dell’Ufficio Territoriale della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria per la Sibaritide, Dott.ssa Silvana Luppino; il Parroco di San Sosti, Don Carmelo Perrone; i sindaci della valle dell’Esaro e del Parco. Il titolo del convegno vuole essere una provocazione positiva, uno stimolo a tutte le istituzioni affinchè si incominci seriamente ad investire sui beni culturali e intesi come attrattori di risorse e di opportunità per il territorio e le popolazioni locali.

Il nuovo museo è intitolato ad Artemis, nome greco della città dedicata alla divinità dei boschi e della caccia i cui ruderi si conservano sullo strapiombo all’imbocco della gola del Pettoruto a quota 896 metri e dove, secondo la tradizione locale sarebbe stata rinvenuta la celeberrima scure martello in bronzo offerta a metà del VI sec. a.C. dall’olimpionico Kyniskos alla dea Era, conservata presso il British Museum di Londra e rivendicata più volte sia dall’amministrazione della Dott.ssa Silvana Perrone, sia dall’Amministrazione di Vincenzo Bruno. 



Curatori:

-          Giovanni Martucci
    -          Antonio Cozzitorto
-          Francesco Artuso
-          Angelo Martucci


martedì 12 giugno 2012

Una storia che ha dell'incredibile SCOPERTO UN TEMPIO GRECO A TORRE MELISSA preziosi reperti archeologici utilizzati come pezzi di arredo e materiale per la costruzione di un villaggio turistico


A cura di Stefano Carbone. Pubblicato su Martus Journal Giugno 2012
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E' un mistero. Non tanto capire l'esatta portata della scoperta archeologica a Torre Melissa (Crotone) quanto il perché anche stavolta sono dovuti intervenire i carabinieri del nucleo di tutela del patrimonio culturale a sventare l'ennesimo scempio. Come si fa, infatti, a scoprire le tracce di un'antica civiltà e invece di avvertire il mondo di questa scoperta decidere piuttosto di usare le colonne, i capitelli, i mosaici, tirati fuori casualmente dalla terra dalle ruspe come materiale decorativo per un villaggio turistico? Ora il cantiere è sotto sequestro, i reperti pure e due persone sono state denunciate. Grazie all'attività di indagine sul territorio le autorità sono venute a conoscenza del ritrovamento di alcune colonne e altri reperti all'interno di un cantiere per la costruzione di un complesso residenziale. Come si diceva all’inizio, infatti, i responsabili della costruzione non avevano avvisato gli enti competenti, proseguendo i lavori e trasportando oltre 50 reperti di varia natura (colonne, capitelli, mosaici e frammenti vari) in un villaggio turistico della zona, dove venivano utilizzati come arredamento. Dai primi rilievi effettuati in emergenza a cantiere aperto (ai quali ho partecipato), si tratterebbe di una struttura templare di tipo ionico-dorico risalente al IV-III secolo a.C. La presenza del tempio fa pensare all'esistenza di un insediamento più ampio. C'è di più. Il ritrovamento di Torre Melissa attesta, ancora una volta, la densità di frequentazione antica nel territorio di Crotone, in gran parte ad oggi inesplorato. Il dato concerne tanto l’area più strettamente metropolitana quanto la provincia, come indicano le recenti scoperte archeologiche nella frazione Altilia del comune di Santa Severina. Già da una prima analisi degli elementi architettonici e decorativi, ulteriormente danneggiati dalle ruspe, si può tentare la ricostruzione di una sequenza diacronica dell’area santuariale: il rinvenimento di tre rocchi di colonne doriche, diversi frammenti di triglifi, metope e porzioni del fregio fanno pensare ad un primi impianto sacro identificabile con un periptero esastilo dorico ascrivibile alla seconda metà del VI sec. a.C. Il secondo gruppo di elementi architettonici identificato: rocchi di colonne ioniche, capitello di lesena, metope cieche e triglifi, base di colonna ionica con toro e spira, attestano un secondo impianto templare di età ellenistica databile al IV-III sec. a.C. Da una prima valutazione del contesto si può tentare una ricostruzione, sia pure approssimativa, del complesso sacro, il primo impianto doveva essere un oikos in antis, cioè una piccola cella con due o quattro colonne in antis. Comunque, solo un’indagine stratigrafica in estensione potrà stabilire una successione diacronica completa del complesso templare. Si tratta di una scoperta archeologica straordinaria senza precedenti non solo per l’importanza dei materiali salvati dalle ruspe e della mentalità criminale del titolare del fondo. Il santuario è posto a pochi metri dal mare, immediatamente a ridosso della spiaggia di Torre Melissa, ciò indica che doveva trattarsi di un importante luogo di culto intitolato molto probabilmente a Era protettrice della città. Quale città? E dove era situata? È fin troppo chiaro che doveva trattarsi di una polis greca piuttosto importante, data la consistenza dell’impianto santuariale, da ricercare nelle immediate vicinanze.


Stefano Carbone
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Area del rinvenimento


Veduta aerea del cantiere















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Ricostruzioni ipotetiche