martedì 4 ottobre 2011

IL MONASTERO BIZANTINO DEL PANTANO A S. DONATO DI NINEA (CS)

sansosti-fenice.blogspot.com

Il primo video documentario sul patrimonio artistico di San donato di Ninea, prodotto dalla Martus Editore, condotto a cura di Antonio Cozzitorto
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Il monastero del Pantano fu costruito tra il X e il X sec. sui resti di strutture più antiche, sorge lungo la via che anticamente proveniva da kstron di Ag. Sostis in direzione del santuario rupestre di Sant'Angelo e proseguiva verso l'antico abitato di San Donato.
Dell'antico monastero bizantino si conserva la chiesa e porzioni di strutture murarie.
Fino a poco tempo fa, la chiesetta del Pantano era considerata una semplice cappella di fabbrica recente, senza alcun pregio artistico.
Nel corso dei lavori di restauro iniziati nel 2003 è avvenuta una scoperta sensazionale che ne anticipa la data di costruzione di almeno otto secoli.
E' stato riportato alla luce un bellissimo tempietto bizantino nascosta da diversi strati di intonaco e rifacimenti strutturali apportati nel tempo.
Da un'attenta analisi del contesto si possono individuare i diversi interventi edilizi che ne hanno radicalmente mutato l'aspetto.
La facciata esposta a Sud-Est si presenta a doppio spiovente, si accede alla navata mediante una breve scalinata a pianta circolare. L'analisi della stratigrafia muraria indica che sul lato sinistro dell'edificio è stato aggiunto, nel XVIII secolo, un secondo corpo di fabbrica più arretato rispetto a quello centrale. Da una prima valutazione del contesto si comprende che anticamente la chiesa era una mono-navata molto più piccola come la vediamo noi oggi e subbì diversi rimaneggiamenti strutturali.
le modifiche più evidenti si notano soprattutto nell'orientamento della pianta: oggi l'altare è rivolto a Nord-Est, mentre la pianta antica esponeva l'abside ad Est secondo i canoni della liturgia bizantina. Infatti sul muro destro si nota il catino absidale, sormonatto da una doppia fila di monofore a tutto sesto, murato verso la tarda età normanna. Lingresso era posto sul lato lungo dove attualmente sorge l'altare.
Nel corso dei lavori per la sistemazione del piazzale antistante è stato scoperto un edificio rettangolare diviso in due ambienti, databile, tra il VI e l'VIII sec. d.C.

Scavo archeologico Luglio-Agosto 2007, diretto dal Dott. Angelo Martucci.
Edificio del VI-VIII sec. d.C.
Scavo archeologico Luglio-Agosto 2007, diretto dal dott. Angelo Martucci.
Edificio del VI-VIII sec. d.C.
 Da un'attenta analisi del contesto si può concludere che la chiesetta intitolata a San Donato Vescovo e Martire, fu costruita tra il X e l'XI secolo sui resti di strutture preesistenti e subì numerosi rifacimenti strutturali che ne mutarono la pianta e l'orientamento.
Comprendere meglio la storia dell'edificio analizzeremo le splendide pitture ad affresco che un tempo ornavano le pareti interne dell'antico tempietto bizantino.
Dalla rimozione degli intonaci è stato riportato alla luce un palinsesto di pitture figurate, cioè due diversi strati di intonaco dipinti ad affresco realizzati in due momenti diversi: lo strato più antico è databile al X-XI secolo; quello più recente al XII-XIII.
Il primo registro di pitture, campito sulla parete destra, in prossimità dell'entrata, è quello che raffigura i due santi, Leonardo e Antonio Abate, risalenti al XIII secolo.
Palinsesto di affreschi sulla parete destra. Visione d'insieme
Leonardo era un santo eremita vissuto nel V secolo al tempo di re Clodoveo. E' il protettore degli infelici, dei carcerati e dei viandanti.
Regge nella mano sinistra il pastorale a forma di serpente attorcigliato, simbolo della Trinità del Cristo e la catena, simbolo dei patimenti.
Antonio abate era un altro santo eremita nato nel 251 ad Eracleopoli in Egitto. E' uno dei fondatori del monachesimo orientale, molto celebrato soprattutto in Calabria.
E' raffigurato in posizione rigidamente frontale, indosa i paramenti dell'ordine cappuccino, poichè in età medievale si usava attribbuire ai padri del monachesimo un ordine di appartenenza.
Sulla parete in basso a destra si imposta un altro registro più piccolo dove sono ritratti due santi monaci in atto orante, databile presumibilmente agli inizi del XIV secolo.

Santi monaci, XIV sec.

Sulla tamponature del catino absidale è raffigurata la scena principale del secondo ciclo di pitture: la Koimesis, cioè, l'assunzione di Maria. La scena è raffigurata dalla Koimesis della Vergine e il risveglio da Bambina nella mani del Cristo.
Assistono all'evento una teoria di Angeliinizi del XIV secolo.
Koimesis, XII-XIII secolo
Al secondo livello di intonaco appartiene una pittura campita all'interno di un ragistro rettangolare raffigurante il Cristo Pantokrator, in pisizione frontale e stante con epigrafe in  greco: Gesù Cristo Alfa e Omega.
Pantokrator
Sul lato destro si conserva una porzione di un altro registro con epigrafe e soggetto nimbato.

Figura nimbata
Sul lato sinistro del Pantokrator si nota parte di una testa coronata, forse identificabile con Santa Caterina di Alessandria.

Testa femminile coronata

All'interno del registro successivo sono state campite le figure della Theotokos, la Madre di Dio e del Pantokrator, il Cristo in trono in atto benedicente.

Theotokos
Sulla parete esposta a Sud-Ovest si conserva una cospicua porzione della pittura più significatiba del II strato: la Passione del Cristo.
L'affresco è stato danneggiato, forse in età post-normanna quando fu modificata la pianta e l'orientamento della struttura antica. fu murata la porta sul lato Nord che dava l'accesso alla navata della chiesetta bizantina e fu aperta una nuova porta sul lato meridionale dove era raffigurata la Cricifissione.
La scena è dominata dal Cristo Patiens, sormontato dagli Angeli, con le mura turrite di Gerusalemme che costituiscono lo sfondo. Sula lato sinistro della Croce, una folla di sacerdoti e soldati che assistono al dramma. Dalla folla si distinguono due figure di santi con nimbo perlinato, identificabili con Giovanni Battista, il Precursore dei Cristo, che indica il Crocifisso. Come per la Stauroteca di Cosenza, la presenza del battista sul Calvario è un monito ai fedeli sulla responsabilità della crocifissione del Figlio di Dio. L'altra figura forse ritrae Giuseppe di Arimatea, il sacerdote del Sinedrio che aveva compreso la vera natura del Cristo.
Sula lato destro della croce partecipano alla passione deolorosa Maria e altri due soggetti femminili.

La Cricifissione, visione d'insieme
Particolare della Crocifissione. lato destro della croce
Particolare della Crocifissione. lato sinistro della croce

Sul lato sinistro della porta d'ingresso si conservano altri due registri, unio è stato quasi completamente distrutto, l'altro si conserva solo in parte. Al suo interno è campita Maria, madre di Gesù con epigrafe in greco.

Myriam Theotokos
Il secondo ciclo di affreschi risalente al XII-XIII secolo copre un livello di pitture più antiche risalenti al X-XI secolo,
Sulla parete destra ai piedi della Koimesis, è stato rappresentao un registro con epigrafe in greco datebile, in base alla tipologia dei caratteri, tra la fine del X e gli inizi dell'XI secolo.
L'epigrafe recita: IESùS CRISTòS NIKè, Gesù Cristo vittorioso.
Sula lato destro l'iscrizione recita: IESùS GALKè BASILEUS XRISTE, Gesù Cristo Signore dell'Universo.

Epigrafe
La pittura meglio conservata del I strato, risalente al X secolo, è quella che raffigura San Nicola.

Alle mie spalle la pittura ad affresco meglio conservata del I strato di intonaco. Raffigura San Nicola e risale al X secolo.
Il santo appare frontale, stante, bidimensionale, in atto benedicente. Regge il Vengelo nella mano sinistra. La simbologia raffigurata in questa pittura è quella in uso tra il IX e il X secolo con marcati particolarismi artistici di carattere locale, riscontrabili anche negli affreschi del I strato della chiesa dello Spedale presso Scalea, risalenti allo stesso periodo.
Sulla destra di San Nicola sono stati Riportati alla luce altre due figure di santi appartenenti al I strato di affreschi. Sono i Santi Apostoli Pietro e Paolo; Pietro indossa la clamide di tipo romano, tiene la chiave nella mano sinistra mentre con la destra mostra ai fedeli la chiesa istituita dal Cristo.
San Paolo indossa i paramenti della liturgia bizantina. La figura ci appare stante, ieratica e molto stilizzata, nella mano sinistra esibisce un pane e la spada, simboli dell'Eucarestia e difensore della Cristianità.
Sulla parete sinistra, in prossimità dell'altare, si conservano altri affreschi appartenenti al I strato: di una delle pitture si conserva solo parte dell'aureola dorata; quellla meglio conservata raffigura la Odigitria Theotokos in trono nell'atto di indicare il Bambino. Il volto della Vergine appare molto stilizzato con grandi occhi e arcate sopraciliari pronunciate, contornate con una pennellata di colore bruno. Le dita sono affusolate, tipiche delle icone bizantine.

Odigitria, X sec.
La chiesa del Pantano è uno dei monumenti più importanti di questa parte di territorio calabrese poichè è l'unico esempio di chiesa bizantina di X-XI secolo ancora in piedi che conserva al suo interno ben due cicli di pitture ad affresco realizzati in due diversi momenti storici.

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