lunedì 24 settembre 2012

E' BIZANTINA LA CHIESA DI SANTA ROSALIA A MACELLARA


Ricerche a cura di: Angelo Martucci - Giovanni Martucci - Antonio  Cozzitorto
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  1. La chiesa intitolata a Santa Rosalia è situata sul sistema collinare che delimita a Nord-Ovest la valle dell’Esaro, nella contrada Macellara, in una posizione dominante l’intera vallata. Da qui sono perfettamente visibili i centri abitati di Altomonte, Roggiano Gravina, San Marco Argentano; verso Sud-Est, lo sguardo si perde sulla piana di Sibari in direzione di Schiavonea e Corigliano.
  2. È un edificio a navata unica impostato su un banco di roccia sedimentaria dell’Olocene (1.000.000 di anni), che a prima vista sembrerebbe di fabbrica recente e senza alcun valore storico-artistico. Ma, da un’analisi attenta ci si rende subito conto che ci troviamo di fronte ad un contesto molto più interessante di quanto non si possa immaginare: è perfettamente orientato Ovest-Est con Abside rivolto ed Est; presenta due ingressi, quello principale (il più antico) è posto sul lato corto occidentale, l’altro ingresso secondario è posto sul lato sinistro. La chiesetta è alloggiata su un alto podio tagliato nel banco di roccia tenera e vi si accede mediante due gradini, che originariamente, per questioni dottrinali, dovevano essere necessariamente tre.
  3. La struttura è stata rimaneggiata non molti anni fa, senza osservare nessuna regola vigente in materia di restauro: le pareti esterne ed interne sono state intonacate, sul lato destro della struttura si nota appena ciò che rimane di una finestra, molto probabilmente faceva parte di una fila di monofore che anticamente servivano a conferire stile armonico al tempietto e portare luce al suo interno. Anche le pareti interne sono state intonacate, fortunatamente, però, sembra che non sono stati toccati gli intonaci antichi, sicuramente dipinti ad affresco; infatti, in alcuni punti, si nota il distaccamento degli stucchi moderni ed il riaffiorare di brevi porzioni di antico intonaco affrescato.
  4. Il catino absidale è perfettamente conservato non ha subito nessun rifacimento (presenta solo uno strato di intonaco recente); raggiunge un’apertura di m 2,16 all’interno e m 5,50 di circonferenza all’esterno per un’altezza di m 4,40. La pianta dell’edificio misura m 12,60x7,30 all’esterno e 11,50x5,40 all’interno.
  5. Degni di nota sono due opere conservate al suo interno e che necessitano di un restauri immediati:  si tratta di una tela raffigurante la Madonna Assunta, presumibilmente del XVIII secolo e di una scultura lignea raffigurante Santa Lucia databile a prima vista tra il XVII e il XVIII secolo.


    Tela raffigurante l'Assunta


    Scultura lignea di Santa Lucia

    La chiesa di Santa Rosalia di Macellara trova confronto puntuale con quella del Pantano, nel comune di San Donato di Ninea, risalente al X secolo. È da notare che anche la chiesa del Pantano aveva subito diversi rimaneggiamenti, tanto da apparire, a prima vista come un edificio moderno senza alcun valore storico-artistico, ma gli ultimi restauri hanno riportato alla luce ben tre strati di affreschi bizantini, il più antico, risale al X secolo.
    Anche in questo caso, si rendono indispensabili una serie di ricerche stratigrafiche in modo da riportare la chiesetta di Macellara agli antichi splendori di un tempo molto remoto.

sabato 15 settembre 2012

I RIFUGI DELL'ANIMA - Il Santuario del Pettoruto ed i centri di devozione popolare nella valle dell'Esaro






MODERATORE: Rosanna GAROFALO

RELATORI:

Prof. Filippo BURGARELLA (Docente di Storia Bizantina, UNICAL)
Dott. Costantino FRONTERA
Antonio COZZITORTO
Don Pino ESPOSITO
Don Carmelo PERRONE
Dott. Antonio BISIGNANI

venerdì 14 settembre 2012

Vestigia della Magna Graecia MITICA SCURE MARTELLO LA SUA STORIA ARRICCHITA DI PARTICOLARI INEDITI


Di Alessandro Amodio - Gazzetta del Sud del 3 settembre 2012
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È ormai noto che la scure martello fu rinvenuta a San Sosti, in provincia di Cosenza, nel 1846.Tra il 1857  e il 1860, da Napoli, dove era stata portata, fu acquistata da Alessandro Castellani, un orafo romano, collezionista di opere d’arte. Alla sua morte la scure passò con l’intera collezione a Parigi ed infine, nel 1884 a Londra, presso il British Museum dove sono conservati altri preziosi reperti provenienti dall’Italia. È tra le opere più importanti  provenienti dalla Magna Grecia ancora in possesso del Museo Britannico. Oltre al suo pregio artistico, è il documento più antico, insieme alla tavoletta di Kleombrotos (rinvenuta a Francavilla Marittima),  finora rinvenuto in questa parte di territorio calabrese. Nel 1996, il sindaco pro-tempore del Comune di San Sosti, dott/ssa Silvana Perrone, sollecitava un’interrogazione parlamentare, presentata alla Camera dei Deputati dall’Onorevole Romano Caratelli, in merito alla controversia tra il Governo Italiano e quello Britannico circa la legittimità del possesso e la richiesta di restituzione del reperto più importante della Calabria. IL 20 giugno dello stesso anno il Ministro ai Beni Culturali Walter Veltroni comunicava al Sindaco di San Sosti di aver inoltrato la rivendicazione dell’oggetto al Governo inglese, senza tuttavia nessun esito.  La scure martello fu offerta come decima da Kyniskòs di Mantinea alla dea Era verso la seconda metà del VI sec. a.C., come afferma l’epigrafe iscritta sulla penna. Intorno alla metà del VI secolo a.C. il giovane Kyniskòs vinse una edizione dei giochi Olimpici, offrendo, evidentemente, un grande spettacolo di questa antica disciplina sportiva. Alcuni decenni dopo il personaggio godeva ancora di grande fama atletica e Policleto, tra il 445- e il 438 gli dedicò una scultura in bronzo che lo ritraeva nell’atto di cingersi la testa con una corona di ulivo, simbolo della vittoria Olimpica. Le ultime scoperte rivelano, appunto, che l’offerente era un pancraziaste, cioè un atleta che praticava uno sport più e meno simile al pugilato moderno, ma dalle regole molto diverse. Si combatteva avvolgendo dei legacci di cuoio alle mani e permetteva anche l’uso dei piedi, dei gomiti e delle ginocchia. Il termine “ortamos”, inciso sulla penna, significa vittimario, poiché, gli avversari di questo campione uscivano dal combattimento sfregiati o morti. Alcuni eruditi locali, semplicemente appassionati di archeologia, ritengono che la scure sia stata rinvenuta a Sant’Agata d’Esaro, attribuzione priva di ogni fondamento scientifico, tratti in inganno dalla legenda la quale afferma che sia stata rinvenuta presso le rovine della città di Artemisia, che sarebbe l’attuale Sant’Agata. Bisogna notare che l’individuazione della città greca in questa parte di territorio dell’alta valle dell’Esaro è dovuta al Barrio, un uomo di chiesa vissuto nel XVI secolo, appassionato di storia, il quale, leggendo ed interpretando arbitrariamente alcune fonti antiche la identificò in quest’area. Gli scavi archeologici condotti nel 2001 e nel 2003 dall’Università della Calabria ai Casalini non hanno individuato alcuna traccia di frequentazione dell’area in età greca. Le evidenze monumentali si riferiscono ad un kastron bizantino del IX-X sec. d.C. edificato su un impianto fortificato risalente al VI-VII sec. d.C. In conclusione, il luogo del rinvenimento della scure martello di Kyniskòs, The boy Boxer, come lo definiscono gli studiosi britannici, va ricercato più a valle, dove effettivamente sono stati rinvenute tracce veramente consistenti della presenza greca, come ad esempio, i resti del santuiarietto risalente al VI sec. a.C. dedicato ad una divinità femminile,  venuto alla luce durante gli scavi archeologici eseguiti all’interno del chiesa del Carmine, in pieno centro storico a San Sosti nel 2004, condotti dalla Sovrintendenza per i Beni Archeologici della Calabria.