lunedì 1 agosto 2011

CHIESA DEL CARMINE (SAN SOSTI, CS) SCAVO ARCHEOLOGICO 2004


LA CHIESA DEL CARMINE DI SAN SOSTI
Scavo archeologico 2004
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Sorge sul punto più alto e meglio difendibile della collina di San Sosti a quota 363 m  s.l.m., caratteristica favorevole al proliferare degli antichi insediamenti umani.

Veduta del campanile

Part. dal basso
Gli scavi stratigrafici diretti dalla Soprintendenza Archeologica della Calabria in Collaborazione con la Cattedra di Archeologia Cristiana dell’Università della Calabria hanno attestato una frequentazione dell’intera collina di San Sosti che ha inizio dall’età del Bronzo medio.
Nel corso degli scavi è stato rinvenuto una porzione del battuto pavimentale di una capanna protostorica con pochi, ma significativi frr. di ceramica acroma e dipinta.
Una cospicua porzione del ventre/attacco spalla di un dolium ad impasto di colore rosso-bruno, dalle pareti interne lisciate a stacca, che trova confronti con Torre del Mordillo e Broglio di Trebisacce, databile al XIII-XII sec. a.C .
Molto significativi sono i frr. di ceramica dipinta poiché attestano i contatti tra l’abitato enotrio di San Sosti con i centri maggiori della costa ionica.
Frammenti di ceramica micenea attribuibili a TE IIIC iniziale e medio; si tratta di un fr. pertinente all’orlo di una coppa profonda e di un fr. relativo all’attacco del collo di un’anforetta a staffa.

 

                                                             
Un grande fr. di vaso a collo distinto in ceramica figulina di produzione enotria, dipinta con file di punti, racchiuse fra due bande orizzontali parallele, e tremuli verticali, attribuibili al Proto Geometrico – Geometrico Antico (Bronzo finale 3 – Primo Ferro 1A), databile tra la fine dell’XI e gli inizi del X sec. a.C.
Trova precisi confronti con esemplari rinvenuti nell’area dell’Athenaion a Francavilla Marittima.


ANALISI DEL CONTESTO

Nel 1847, l’allora parroco di San Sosti aveva comunicato alle superiori autorità ecclesiastiche che la chiesa sotto il titolo del Carmelo, appartenente al luogo pio laicale “è diruta e cadente, simile ad una spelonca dalle pareti matte e necessita pertanto di un immediato restauro”.    
Il termine spelonca dalle pareti matte indica che l’edificio più antico era a pianta longitudinale a navata unica con abside esposto ad est con copertura a cupola.
Il piano di calpestio originario era situato ad una quota di livello superiore a quello attuale: durante i lavori di restauro è stata riportata alla luce parte di una colonna incastonata nella muratura post-medievale, ciò significa che l’edifico era posto su di un alto podio e vi si accedeva  tramite una rampa di scale.
Sono stati recuperati frammenti di intonaco affrescati che trovano confronto con le pitture del I strato scoperte all’interno della chiesa bizantina sita in località Pantano nel Comune di San Donato di Ninea risalenti X-XI sec.

Area presbiteriale

Sulla parete destra sono stati riportati alla luce quattro archi ciechi all’interno dei quali erano dipinti dei rombi delineati da una fila di gigli, al centro dei rombi probabilmente erano alloggiate delle immagini forse dipinte su tavola. Ad ognuno degli archi era addossato un piccolo altare di cui sono stati recuperati numerosi frammenti di stucchi ed intonaci decorati.

Veduta della navata
Cappella del SS
Gli altari, furono abbattuti di seguito alle disposizioni Concilio di Trento che prevedeva la centralizzazione del culto nell’altare principale e gli archi furono murati perchè avevano ormai perduto la loro funzione cultuale.
Fu completamente modificata la pianta e l’orientamento della struttura: fu ricostruita la facciata con timpano, trabeazione e due pilastri con capitello in stile corinzio. Successivamente venne costruito il campanile a torre al cui interno furono alloggiate due la campane, la più antica risale al 1742.
Infine fu abbassato il pavimento e rasata la volta della cripta. 
L’esame degli scarsi documenti custoditi nell’Archivio Diocesano e soprattutto gli scavi archeologici permettono di definire la storia dell’edificio negli ultimi 150 anni e principalmente di stabilire le prime tracce di insediamento sulla sommità della collina Aghios Sostis.
Rimosso il massetto di cemento ed il sottostante vespaio costruito intorno al 1950 si è reso evidente che tale intervento aveva comportato l’abbassamento del piano pavimentale della chiesa e l’ulteriore demolizione delle volte a botte delle cripte settecentesche.
Dalla rimozione dell’ultimo piano di calpestio è emersa la cresta di un muro con andamento nord-sud, sul quale si poggiava il transetto moderno.

Area di scavo

Al di sotto del vespaio è stato messo in luce un battuto pavimentale posto a livello con il muro, abbattuto e rasato al momento del restauro ottocentesco.
Resti del muro del santuario greco, VI-V sec. a.C.
È stato riportato alla luce un muro di ciottoli a secco di età greca pertinente ad un edificio cultuale probabilmente dedicato ad Athena come è attestato dal rinvenimento di una testina fittile raffigurante la divinità.




La fondazione del muro è tagliata direttamente nel sub-strato di età enotria e nel banco argilloso.
Al livello di fondazione del muro sono state rinvenute tre fosse votive, di cui una non ancora aperta, fortunatamente disturbate solo in parte dalla costruzione del muro altomedievale.
Le fosse votive hanno restituito numerosi frammenti di microceramica del V sec. a.C. ed una hydriska allo stato integro.


Il livello di frequentazione più antico dell’area in questione è quello protostorico attestato dall’eccezionale rinvenimento di ceramiche figuline micenee.
Questi manufatti appartengono alla tipologia del TE TC, di provenienza cicladica, risalenti al Bronzo Recente (XIII-XII sec. a.C.) ed al Bronzo Finale (XI-X sec. a.C.).
Alla luce dei primi risultati, si può affermare che le indagini effettuate nella chiesa del Carmine portano un notevole contributo ad una nuova lettura archeologica del territorio.
Si aprono, così inedite prospettive per l’individuazione del luogo di provenienza della famosa scure martello dedicata da Kyniskos alla dea Era rinvenuta a San Sosti nel 1846 e per l’individuazione della città di Artemisiam , erroneamente identificata con i Casalini.







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BIBLIOGRAFIA

-   DOMENICO MARINO FRANCA C. PAPPARELLA - Vetri da San Sosti (Cs). Primi elementi dalla chiesa del Carmine (Campagna di scavi 2004)
  Idem 2004.
- STEFANO CARBONE . Sibaritide Protostorica - Enotri e Achei. La cultura materiale: produzione e corcolazione.
Martus Editore, San Sosti, 2010.
- Tesori del Parco del Pollino. Civiltà a confronto: l'ideologia del potere nel mondo antico. (a cura di) ANGELO MARTUCCI, GIOVANNI MARTUCCI, STEFANO CARBONE, FRANCESCO ARTUSO, ANTONIO COZZITORTO.
Martus Editore, San Sosti, 2011.

6 commenti:

  1. stefanocarbone.blogspot.com2 agosto 2011 alle ore 00:55

    Bellissima ed interessantissima pagina. Bravo Antonio.

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  2. Ero convinta, anzi, sicurissima che non bastavano quattro dementi che credono di amministrare il nostro comune a scoraggiarvi. Da cittadina di San Sosti mi vergogno che quattro giovani brillanti intellettuali debbano andare a lavorare fuori perchè i nostri, per così dire, amministratori li hanno messi al bando. La loro malvaggità si ritorcerà contro di loro, è solo questione di poco. Alla prossima non basterà il pianto da coccodrillo o il ricordo del "caro estinto" per commuovere i cittadini...Non crederemo più alle fantonie di menti criminali e perverse che cercano di screditare gli altri per propri tornaconti.
    Nel vedere come questi furfanti hanno trasformato San Sosti, mi assale un ssenso di nausea, ancora una volta hanno dimostrato tutto il loro squallore, siamo ridotti alla fisarmonica e...i soliti tarallucci e vino. Che ci aspettavamo da persone con il cervello delle stesse dimensioni di quelo delle galline? Hanno affidato il museo a una ditta forestiera che ha promesso grandi eventi, mostre, e quant'altro! ebbene dov'è tutto questo? I ciarlatani cercano sempre i loro simili. La mostra al museo c'è stata e come, per ben 6 mesi, allestita con grandi sacrifici da quei ragazzi che ora sono al bando, esiliati. Ma non si vergognano gli "amministratori di sè stessi" nel vedere quello che i nostri ragazzi stanno portando avanti, con grande professionalità, nel comune di Malvito? Come cittadina sansostese sono orgogliosa dei nostri giovani compaesani che rappresentano il mio paese "al di là della siepe", tanto per usare una frase di leopardiana memoria. Basta leggere i quotidiani, quasi ogni settimana c'è un articolo che parla di loro, del lavoro eccellente che stanno facendo per il comune di Malvito. Hanno rappresentato San Sosti alla fiera del turismo internazionale che si tiene a Paestum ogni anno, altro che fisarmonica, altro che tarallucci e vino. Di queste persone ha bisogno San Sosti, umili ed onesti, che lavorano sodo, in silenzio, senza clamori, lontani della luci dei riflettori. Un ragazzo poco più che ventenne, Antonio, è divenuto l'immagine nuova, fresca, trasparente della Valle dell'Esaro; il simbolo della promozione del nostro patrimonio culturale(basta solo navigare con google e digitare una qualsiasi parola attinente alla cultura), insieme a Giovanni, Francesco e Angelo, che crede profondamente in lui, formano un cast vincente di grande spessore culturale.
    Allora, andate avanti così ragazzi, non vi arrendete, continuate a distinguervi da quel gruppetto di buffoni ignoranti che stanno uccidendo la cultura, un tempo fiore all'occhiello di San Sosti.

    UNA SANSOSTESE COME TANTE

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  3. stefanocarbone.blogspot.com2 agosto 2011 alle ore 14:07

    Grande Antonio, è la pagina più bella di questo sito, veramente un gran lavoro, i miei complimenti. state facendo un lavoro eccezionale.
    Un abbraccio, Stefano.

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  4. Conosco Angelo praticamente da sempre e so di che pasta è fatto, so l'amore che ha sempre avuto verso l'archeologia e non voglio aggiungere altro. Tutti sappiamo che se abbiamo un museo, o meglio, se abbiamo avuto un museo è grazie a lui e Giovanni, se sono stati fatti tanti scavi archeoogici è grazie a loro, che sono stati così bravi da portare a San Sosti l'Università della Calabria e non solo. Tutti sappiamo, ma siamo così ipocriti da non esserci schierati dalla loro parte quando sono stati sbattuti fuori ed "esiliati" come è stato scritto sopra. Qual'è stata la causa di tutto ciò? Le promesse elettorali, i complotti e la malvaggità d'animo dei lestofanti che amministrano il comune di San Sosti. Ma con grande dignità, questi nostri giovani compaesani hanno continuato, sono andati avanti soli contro tutti. Oggi lavorano fuori con enorme successo che proviene dalla loro serietà e professionalità. Stimati e apprezzati. Ci vuole ben altro per scoraggiare il mio carissimo amico "il Conte Dracula!"

    Van Helsing

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  5. Dopo tutto quello che hanno fatto ad Angioletto, altri avrebbero buttato la spugna. lui è' come un pugile d'esperienza: incassa, magari va anche al tappeto, ma poi si rialza, attacca e vince. L'unico suo difetto è che non è capace di odiare, nemmeno chi gli fa del male, purtroppo questi sono stati i risultati. Al di là di quanto è successo me devo complimentare con lui e con il suo staff per il grande lavoro e per aver dato alla promozione culturale della valle dell'Esaro un'immagine nuova che è Antonio.

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  6. Antò complimentissimi sei veramente bravo. complimenti anche agli altri tuoi amici. ciao

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