giovedì 30 giugno 2011

LA SCURE MARTELLO DI SAN SOSTI - nuove scoperte

Nella foto, Antonio Cozzitorto

















Articolo tratto da: "IL MISTERO DELLA SCURE MARTELLO ulitme scoperte sull'oggetto più famoso della Magna Grecia". Video documentario presentato a cura di Antonio Cozzitorto.
___________________________________________________

Viaggiare nel passato è un’esperienza affascinante, la "macchina del tempo" è l'archeologia, mediante la quale, in questo caso, cercheremo di svelare il mistero che avvolge la scure martello dell’olimpionico Kyniskos.
Ancora oggi non si conosce il luogo esatto del rinvenimento di questo oggetto di straordinaria fattura
artistica fabbricato in una officina della grande polis achea di Sybaris, verso la seconda metà del sesto secolo a.C. e offerto come decima ad un santuario intitolato alla dea Era posto nella pianura di San Sosti.
Il punto di partenza delle ricerche è la polis achea di Sybaris, fondata tra il 730 e il 720 a.C. dagli Achei
guidati da Is provenienti da Elice, nel Peloponneso.
La fertilità della terra e la posizione geografica molto favorevole permisero alla grande polis di diventare
in breve tempo la più ricca e potente tra le colonie della Magna Grecia: già verso la metà del settimo secolo a.C. aveva creato un impero che si estendeva fino alla costa tirrenica e fino alla Campania, dove i sibariti fondarono la grande colonia di Posidonia con il suo santuario urbano.
Il santuario per i Greci non era solo un luogo di culto, era soprattutto luogo di incontro tra i popoli, di
aggregazione culturale e di scambi  economici.  Tramite la fondazione dei santuari, principalmente dedicati a Era, Demeter e Kore Persefone, divinità protettrici della famiglia, della terra e degli e regina
degli inferi, si assicuravano il controllo politico e militare del territorio assoggettato, come nel caso di Posidonia e Metapontion.
Tra il settimo ed il sesto secolo a.C. Sibari aveva esteso il suo dominio su un territorio vastissimo e 25
colonie, alcune delle quali ubicate nelle vallate dell’Esaro-Crati-Coscile.
La Calabria non ha conservato i grandi templi greci ancora intatti come quelli di Posidonia  e Metapontion
a causa dei grandi sconvolgimenti causati dalla natura, come i due terremoti che nel 1603 e nel 1783 rasero al suolo l’intera regione ed a causa dello sviluppo edilizio selvaggio e scriteriato.
Nella vallata dell’Esaro sono stati individuati almeno due grandi abitati che controllavano il territorio
compreso tra il Rosa, l’Esaro e l’Occido.
È interessante ricordare che Ecateo di Mileto e Strabone vi hanno localizzato due delle 25 colonie sibarite:
Vergae e Artemisiam.
Tito Livio, nel trentesimo libro della “Storia di Roma” cita nuovamente queste città definendole
“MULTIQUE ALII IGNOBILES POPULI” perché si erano alleate con Annibale contro Roma e successivamente si arresero al console romano Gneo Servilio Il primo di questi due abitati è stato individuato sulla collina di Castiglione di Roggiano, alla confluenza dell’Esaro e dell’Occido.
Si conservano ancora tracce di un grande tessuto urbano, frequentato dall’età del Bronzo Medio fino alla
fine del terzo secolo a.C. nel corso delle ricognizioni si superficie è stato scoperto un piccolo santuario extra-urbano dedicato a Demeter e kore Persefone.
Era uno dei santuari extra-urbani di Castiglione che sorgeva sulla via istmica ionico-tirrenica, sul declivio
nord-occidentale della collina di Serra Testi.
Dai ritrovamenti di superficie si evince che la città fu abbandonata tra la fine del quarto e gli inizi del
terzo secolo a.C. e vengono costruite le grandi ville di Pauciuri, nel comune di Malvito e Larderia, nel comune di Roggiano Gravina.
L’altro abitato sottoposto a Sybari, che controllava il territorio nord-occidentale, attraversato dalla via
istmica, fino alla costa tirrenica, è quello dove attualmente sorge l’abitato di San Sosti.
Durante gli scavi all’interno della chiesa del Carmine sono stati riportati alla luce i resti di un santuario
urbano intitolato ad una divinità femminile. 
Un altro santuario extra-urbano è stato scoperto in località Cerreto, nel comune di San Sosti, dove è stato
rinvenuto un modellino fittile di tempietto dorico risalente agli inizi del quinto secolo a.C. ed una testina femminile risalente alla seconda metà del quarto secolo a.C.
Nella vallata attraversata dal torrente Fullone, in territorio di San Marco Argentano, presso la località
Amendolara-Caccia, è stato individuato un grande insediamento risalente al periodo dell’imperialismo sibarita dove si rinviene un tipo di ceramica dipinta, solitamente presente nei santuari.
Comunque, solo ulteriori e approfondite ricerche potranno accertare l’esistenza di un altro grande abitato
nell’area dell’antica Argyros.
Il rinvenimento di un oggetto così importante come la scure martello di San Sosti indica gli stretti legami tra la polis achea di Sybari e la presenza di un altrettanto importante santuario dedicato a Era in questa parte di territorio.
Nella seconda parte del nostro viaggio cerchiamo di ricostruire le vicende del ritrovamento e l’esilio
forzato presso il museo britannico; possiamo solo ammirare da vicino una riproduzione fedele all’originale della scure martello realizzata da un artista locale.
È ormai noto che la scure martello fu rinvenuta a San Sosti, in provincia di Cosenza, nel 1846.
Tra il 1857  e il 1860 fu acquistata da Alessandro Castellani, un orafo romano, collezionista di opere d’arte.
Alla sua morte la scure passò con l’intera collezione a Parigi ed infine, nel 1884 a Londra, presso il British Museum dove sono conservati altri preziosi reperti provenienti dall’Italia.
 La scure martello dell’olimpionico Kyniskòs è tra le opere più importanti  provenienti dalla Magna
Grecia ancora in possesso del Museo Britannico. Oltre al suo pregio artistico, è il documento più antico, insieme alla tavoletta di Kleombrotos,  finora rinvenuto in questa parte di territorio calabrese.
Nel 1996, il sindaco pro-tempore del Comune di San Sosti, dott/ssa Silvana Perrone, sollecitava un’
interrogazione parlamentare, presentata alla Camera dei Deputati dall’Onorevole Romano Caratelli, in merito alla controversia tra il Governo Italiano e quello Britannico circa la legittimità del possesso e la richiesta di restituzione del reperto più importante della Calabria.
 IL 20 giugno dello stesso anno il Ministro ai Beni Culturali Walter Weltroni comunicava al Sindaco di
San Sosti di aver inoltrato la rivendicazione dell’oggetto al Governo inglese, senza tuttavia nessun esito. 
La scure martello fu offerta come decima da Kyniskòs di Mantinea alla dea Era verso la seconda metà del
sesto secolo a.C., come afferma l’epigrafe iscritta sulla penna.
La scure martello, metà del VI sec. a.C. (British Museum, Londra)
























L’iscrizione, in dialetto dorico, alfabeto acheo e caratteri arcaici, recita: “tas Eras iaros emi tas en pedioi, Kyniskos me anetekè, ortamos fergon dekatan”.  sono sacro ad Era, quella della pianura. Kyniskos mi dedicò, lo ortamos, come decima…”.

Il pancraziaste IV sec. a.C. (Lisippo)

















Intorno alla metà del VI secolo a.C. il giovane Kyniskòs vinse una edizione dei giochi Olimpici, offrendo, evidentemente, un grande spettacolo di questa antica disciplina sportiva. Alcuni decenni dopo il personaggio godeva ancora di grande fama atletica e Policleto, tra il 445- e il 438 gli dedicò una scultura in bronzo che lo ritraeva nell’atto di cingersi la testa con una corona di ulivo, simbolo della vittoria Olimpica.
Le ultime scoperte rivelano che l’offerente era un pancraziaste, cioè un atleta olimpionico che praticava uno sport più e meno simile al pugilato moderno, ma dalle regole molto diverse. Si combatteva avvolgendo dei legacci di cuoio alle mani e permetteva anche l’uso dei piedi, dei gomiti e delle ginocchia.
La scultura, assieme a molte altre, viene descritta da Pausania, uno storiografo greco che visse tra il 110 ed
il 180 d.C.
La dedica definisce Kyniskòs “lo òrtamos”, che generalmente viene tradotto con il termine di macellaio, in
realtà non si riferisce alla professione, bensì ad una caratteristica dell’offerente. Nell’antica lingua dei Dori, indica “il massacratore o il Vittimario”, riferito al fatto che massacrava i suoi avversari durante il combattimento.


Anfora attica del VI sec. a.C. 



















Anfora attica a figure nere, VI sec. a.C.






















Della scultura policletea, nota con il nome di atleta Westmachott, uno scultore inglese dell’800, ci sono pervenute diverse copie di età romana, conservate nei musei capitolini.

Kyniskos vincitore o Atleta Westmachott

























Kyniskos, copia romana II-I sec. a.C.
























Kyniskos, V sec. a.C. (Policleto?
























Nel mondo greco era usanza tributare doni di ringraziamento alle divinità in moltissime circostanze. 
Un esempio simile è la targhetta in bronzo, rinvenuta  nell’Athenaion  di Francavilla Marittima, incisa in alfabeto acheo, cioè, la stessa lingua usata  sulla scure martello di Kyniskòs. 

Tavoletta in bronzo, VI sec. a.C.


















L’oggetto risale alla metà del VI sec. a.C. e fu donato dall’atleta Kleombròtos, figlio di Dexilaos, alla dea
 Athena come decima dei premi per la vittoria ad Olimpia.
kleombrotos, VI sec. a.C.

























Anche in questo caso, abbiamo un dono tributato da un atleta vincitore dei giochi olimpici ad un santuario specificato sull’oggetto.
Gli scavi archeologici condotti sull’acropoli di Timpone della Motta hanno evidenziato un santuario
costituito da cinque edifici sacri; la fase più antica è quella relativa al Bronzo Medio.
Durante la prima età del Ferro il santuario fu ampliato e restò in uso fino al IV secolo a.C.;venne devastato
durante la rivolta dei Brezzi.
Dal punto di vista storico e archeologico, la scure-martello è tra gli oggetti più importanti rinvenuti finora
nella Magna Grecia, perché ci da notizie di un soggetto realmente vissuto circa 2.500 anni fa e di due santuari dedicati a Era, da ricercare nel territorio di San Sosti.
Da una attenta lettura dell’epigrafe, si comprende, appunto, che esistevano due santuari intitolati alla
divinità greca: uno situato su di un punto più elevato e l’altro posto in pianura. La dedica specifica che l’oggetto fu dedicato al santuario di Era in pianura.
Non conosciamo il luogo preciso del rinvenimento, ma è chiaro che il santuario va ricercato nella vallata di
San Sosti. 
Ciò è il punto di partenza per una nuova fase di studi circa l’individuazione del luogo del rinvenimento
dell’oggetto più famoso della Magna Grecia.

4 commenti:

  1. Molto bello ed interessante. Bravo all'autore, finalmente delle novità sulla scure martello di San Sosti.
    Secondo me, però è molto meglio che sta al British, perchè li ha l'importanza che merita, se consideriamo come in Italia trattiamo il patrimonio archeologico "vedi Pompei". Ma il dramma dell'abbandono dei siti acheologici è più grave di quello che si sa: Cuma, vicino Napoli, è la città greca più antica d'Occidente, come la conservano i napoletani? sommergendola di immondizia! Stessa sorte per l'antica Partenope, "la Napoli antica", leetteralmente ricoperta di spazzatura! E non ditemi che la Campania è in emergenza! E' una storia vecchia! Così centinaia di importantissimi siti archeologici. Evviva la promozoione turistica!
    Ecco perchè secondo ma è meglio che la scure martello è a Londra! E' molto più apprezzata.

    Stefano Carbone

    RispondiElimina
  2. Ho visto la scure martello da vicino e sono d'accordo con Stefano Carbone. E' esposta nel settore dedicato all'arte greca e magno greca, sistemata in modo da avere una certa importanza rispetto persino ad alcuni vasi greci figurati altrettanto famosi. L'eleganza dell'oggetto attira immediatemente l'attenzione e dopo averla ammirata e cercato di capire cose c'è scritto sulla penna, si passa a visitare gli altri reperti. Ci sono altre asce in bronzo nella stessa sala, ma quella di San Sosti è veramente unica, sia dal punto di vista estetico che dal punto di vista scientifico. Ogni anno è ammirata da centinaia di migliaia di persone provenienti da tutto il mondo, è uno tra gli oggetti più fotografati, in Italia sarebbe stata la stessa cosa?

    Costantino Frontera

    RispondiElimina
  3. Vorrei vedere da vicino la scure e soprattutto il modello che la tiene in mano!

    A.C.

    RispondiElimina
  4. damyfrontera@virgilio.it4 luglio 2011 alle ore 00:31

    Συνειδητοποίησα ότι είναι ένα άρθρο για ένα θέμα του ελληνικού πολιτισμού που βρέθηκαν στην Ιταλία. Πολύ ωραία.

    RispondiElimina