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giovedì 15 giugno 2017

E poi parliamo di Cultura! VOLGE AL TERMINE LA MOSTRA "CIVILTA' ALLO SPECCHIO" E' molto grave l'assenza delle scuole di San Sosti









E poi parliamo di Cultura!
VOLGE AL TERMINE LA MOSTRA "CIVILTA' ALLO SPECCHIO"
E' molto grave l'assenza delle scuole di San Sosti


Volge al termine la mostra archeologica dal titolo "civiltà allo specchio, enotri e greci-la ceramica rituale e da mensa, i casi di Francavilla marittima e San Sosti".
L'esposizione, curata dallo staff "Martus" ha registrato un notevole flusso di visitatori, soprattutto nel periodo delle festività e dei weekends. Ma il dato negativo e allarmante è stata l'assenza delle scuole di San Sosti, fatta eccezione per una classe della scuola elementare Sansostese e una classe elementare del comune di San Donato di Nineia. Eppure un simile evento culturale unico del suo genere dell'intera provincia cosentina è passato completamente inosservato agli occhi dei dirigenti didattici, nonostante i ripetuti inviti con "tanto" di programma didattico e locandine pubblicitarie. Un altro dato negativo è la totale assenza della minoranza consiliare ormai uscente, fatta eccezione per la consigliera Martucci, che addirittura ha portato in visita alla mostra una gita organizzata. La domanda che lo staff del Museo Artemis si pone è la seguente dov'erano coloro che dai palchi elettorali e dalle strade si sono riempiti la bocca con la fatidica frase"dobbiamo promuovere la cultura?".
Questo non vuole essere un articolo di polemica bensì una constatazione della pochezza intellettuale che distingue alcuni personaggi della politica sansostese e una parte della popolazione che in verità non è a conoscenza dell'esistenza del Museo Artemis e non per mancanza di divulgazione.

Il 28 giugno 2017 scade la durata del prestito dei reperti che saranno restituiti al polo museale della sibaritide, ma già lo staff del museo sta lavorando per l'allestimento della nuova mostra archeologica visitabile per il mese di agosto 2017.  

lunedì 20 febbraio 2017

E' disponibile presso "Martus Editore" il V Volume di "Tesori del Parco del Pollino - Kyniskòs il capione della Dea Era"


E' disponibile presso "Martus Editore" il V volume di Tesori del Parco del Pollino dedicato a Kyniskòs, atleta campione della dea Era ed alla scure martello (ascia votiva) di San Sosti, custodita presso il British Museum di Londra. Il volume contiene i risultati delle ricerche su questo personaggio storico realmente esistito e del dono che tributò alla divinità olimpica come ringraziamento per le sue vittorie sportive e militari. 

Per info: 
348 5425782
329 6851458
0981 61013
Mail- martuseditore@gmail.com

sabato 1 ottobre 2016

IN VENDITA il II° Volume de "Tesori del Parco - Archeologia, Uomo e Territorio"

"Tesori del Parco - Archeologia, Uomo e Territorio"
Ecco il Secondo Volume della collana "Tesori del Parco", edito dalla Martus Editore.
Si tratta di pubblicazioni scientifiche che vanno ad arricchire il panorama editoriale dedicato al territorio del Parco Nazionale del Pollino.

Il libro, narra la storia insediativa e l'antropizzazione tra uomo e territorio del Pollino, dalla Calabria alla Basilicata, dal Neolotico al tardo Medioevo... un viaggio entusiasmante verso la scoperta e la conoscenza delle attività che l'uomo, nel corso di millenni, mise in atto per adattare il territorio alle proprie esigenze.
Il resto lo potrete scoprire solo leggendo il libro...

Il volume è in vendita presso il Museo "Artemis" di San Sosti.
Siamo aperti da lunedì a sabato dalle ore 9.30 alle 12.30.
Contatti: 098161013 - museoartemis@gmail.com
Ci trovate su Google Maps



venerdì 30 settembre 2016

In vendita il Primo Volume de "Tesori del Parco - Civiltà a confronto: l'ideologia del potere nel mondo antico

"Tesori del Parco - Civiltà a confronto: l'ideologia del potere nel mondo antico.

Ecco il primo volume della collana "Tesori del Parco", edito dalla Martus Editore.

Si tratta di pubblicazioni scientifiche che vanno ad arricchire il panorama editoriale dedicato al territorio del Parco Nazionale del Pollino.
Il libro, frutto di studi e ricerche sulle antiche civiltà stanziate sui territori oggi ricompresi nell'area del Parco Nazionale del Pollino, racconta le peculiarità dei popoli indigeni e le influenze culturali, politiche e militari, che questi subirono in seguito all'arrivo dei Greci in Calabria.
Il resto lo potrete scoprire solo leggendo il libro...


Il volume è in vendita presso il Museo "Artemis" di San Sosti.



Siamo aperti da lunedì a sabato dalle ore 9.30 alle 12.30.

Contatti: 098161013 - museoartemis@gmail.com
Ci trovate su Google Maps

venerdì 9 settembre 2016

"Tesori del Parco Vol. V° - Kyniskos: il Campione della Dea Era"


"Kyniskos il Campione della Dea Era"

Nel 2017 sarà pubblicata la nuova opera scientifica della collana:
"Tesori del Parco Vol. V° - Kyniskos: il Campione della Dea Era"

Il libro contiene notizie e scoperte assolutamente inedite su Kyniskos e la Scure Martello

domenica 17 luglio 2016

LA TAVOLETTA DI NARMER - Nuove scoperte - "in collaborazione con l'Università di Cagliari" - THE Narmer Palette - New discoveries - "in collaboration with the University of Cagliari"


E’ tra i documenti geroglifici più antichi d’Egitto, databile, presumibilmente al IV millennio a.C.
Simboleggia la sottomissione del Basso Egitto ai sovrani dell’Alto Egitto ad opera di Narmer, sovrano dell’Alto Egitto quando la capitale del Regno si trovava a This. Fu con Narmer che ebbe inizio la storia dell’Egitto, ma non sappiamo di preciso quando ciò avvenne; sulla scorta dei dati raccolti attraverso studi che durano ormai da secoli, possiamo ipotizzare di essere intorno alla fine del V o agli inizi del IV millennio a.C.
Circa 3000 anni dopo, fu lo storico greco Erodoto (V sec. a.C.) che scrisse su Narner grazie ad alcuni antichi papiri che i sacerdoti egizi ancora conservavano gelosamente; da questi si apprende che il faraone fece costruire la prima diga a protezione della città di Menfi dalle inondazioni del Nilo. Da questi papiri, riportati da Erodoto, si apprende che Menfi era la capitale dell’Egitto unificato (Alto e Basso Egitto), ma, nello stesso momento pongono nuovi interrogativi circa la costruzione della grande piramide di Khufu (Cheope), che dovrebbe collocarsi intorno al 2560 a.C. (IV dinastia). Questa datazione (la più attendibile), eliminerebbe ogni dubbio circa la costruzione della grande piramide e soprattutto, andrebbe a “smontare” la letteratura fantascientifica che in alcuni casi ne attribuisce la costruzione a entità extra terrestri o la fa risalire al 10500 a.C.  
A questo punto sorge un altro interrogativo: quale era l’aspetto demo-geografico di quello che noi oggi conosciamo come Egitto? Certamente era diviso in due entità territoriali molto vaste  (Alto Egitto e Basso Egitto) con a capo due re e tanti piccoli regni semi-indipendenti guidati da sovrani locali che, in qualche modo ne riconoscevano la sovranità. Questo è il periodo che gli egittologi chiamano “Predinastico”, ragion per cui, è da escludere, nel modo più assoluto, la retrodatazione della “grande piramide” a questo periodo.
A tale proposito, pochi dubbi lascia la tavoletta di Narmer databile tra il 3100 e il 2850 a.C.
Presenta due facce, su una faccia il re indossa la corona conica, di colore bianco simbolo dell’Alto Egitto, con una mano afferra i capelli di un nemico inginocchiato, con l’altra la clava con cui lo ucciderà. Sulla destra il falco regge una testa umana e sei fusti di papiro, simboleggiando che il dio Horus, nel quale si identifica il faraone, ha sconfitto gli abitanti del Paese dove nasce il papiro (Basso Egitto).
Sull’altra faccia il faraone Narmer indossa la corona a berretto di colore rosso, simbolo del Basso Egitto, avanza accompagnato da uomini che recano insegne, mentre sulla destra giacciono, in doppia fila verticale, dieci nemici decapitati. Sotto due animali fantastici, con teste leonine, intrecciano i lunghi colli di giraffa in segno di unione, conseguita dall’azione vittoriosa di Narmer, mentre nel cartiglio in basso, il toro (il faraone) che atterra un nemico. Da questo momento in poi il copricapo regale sarà la corona conica di colore bianco incastonata nella corona a berretto di colore rosso che simbolicamente significa l’unione dei due regni.
Oltre ai contenuti documentari, questa tavoletta riveste anche una straordinaria importanza perché fissa alcuni canoni tipici di tutta l’arte figurativa egizia: il faraone è rappresentato molto più grande rispetto a tutti gli altri, come segno indiscusso della sua autorità di dio in terra. Gli uomini, gli animali, gli oggetti sono bidimensionali, i primi, anzi, hanno il viso di profilo e il grande occhio di prospetto, il busto frontale e le gambe in visione laterale.

Non è soltanto l’assenza della volumetria e della spazialità secondo l’ottica naturale, non è cioè l’assenza della verosimiglianza, come riproduzione della realtà secondo il modo di vedere prospettico dell’uomo. La realtà, che pure è presente, è smontata e rimondata in un ordine diverso così da darci una visione pressochè completa di tutte le componenti come siamo abituati a conoscerle. È dunque la realtà che fa parte della nostra coscienza, non quella che appare davanti ai nostri occhi. Si ottiene, così, un’alta idealizzazione e perciò l’espressione dei contenuti; non ciò che vedremo su un campo di battaglia dopo una vittoria, ma il significato morale di questa: la divinità del faraone egizio e l’inesorabile sconfitta dei suoi nemici.    

venerdì 26 giugno 2015

L'ABITATO ROMANO DI PAUCIURI "LA PICCOLA POMPEI CALABRESE" - Continuano i lavori per il recupero e la valorizzazione del sito



"La piccola Pompei calabrese", così è stata ribattezzato l'abitato romano di Pauciuri, nel comune di Malvito (CS), dal Sindaco pro-tempore, Prof. Giovanni Cristofalo. Ed aveva ragione, dagli ultimi studi sul territorio e nella stessa area di scavo è emerso che si trattava di un grande abitato romano databile tra la fine del II e gli inizi del I sec. a.C., costruito su un insediamento più antico di età greco-ellenistica, che si estendeva dal lago artificiale di Roggiano Gravina fino in prossimità del "Casino della Costa". E' grazie all'amministrazione del Prof. Cristofalo e di quella attuale che l'area archeologica di Pauciuri è stata rivalutata come merita: versava in uno stato di completo abbandono, ricoperta da rovi e sterpaglie, le strutture romane scavate erano utilizzate come discarica. 




Il sito di Pauciuri prima e dopo gli interventi di pulizia effettuati dall'Impresa "Martus" (2011-2013)

Ma il Comune di Malvito ci ha creduto e ci ha puntato fino ad ottenere un finanziamento dalla Regione Calabria per recuperare e valorizzare questa perla archeologica di Malvito e dell'Intera Valle dell'Esaro; a breve il sito di Pauciuri sarà nuovamente visitabile e inserita in un circuito turistico molto più vasto che porterà benefici anche economici alle comunità umane esistenti sul territorio.